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Dai monili vittoriani ai bijoux di celluloide tra fascino e ironia

Mostra di pezzi originali di gioielleria e bijouterie indossati da dive di tutto il mondo.
Li hanno indossati icone del fashion e dive della celluloide. Da Audrey Hepburn a Veruschka, da Jane Fonda a Marisa Berenson. E, andando a ritroso nel tempo, Liz Taylor, Ava Gardner, Joan Crawford, Marlene Dietrich e Greta Garbo. Tutte 'testimonial' d'eccezione e appassionate collezioniste non solo di gioielli preziosi, ma anche di monili e bijoux fatti di materiali non di pregio, dettando uno stile di cui la fabbrica del cinema hollywoodiana è stata nei decenni una scintillante vetrina. Una 'moda', questa, che idealmente va fatta risalire alla Regina Vittoria, perfetta icona dei monili di jais, pinchbeck e oro basso: gli inconfondibili monili 'in nero', che la sovrana indossò nel periodo del lutto e che oggi sono più che mai trendy, consacrati sul grande schermo dalle 'divine' contemporanee, come Nicole Kidman in 'Moulin Rouge' e 'Ritratto di signora' di Jane Campion.
La mostra "Dai monili vittoriani ai bijoux di celluloide tra fascino e ironia" propone un percorso ideale alla scoperta della grande creatività di un'epoca, quella a cavallo tra il 1850 e il 1950 legata, nella realizzazione degli ornamenti femminili, all'utilizzo dei materiali non di pregio più svariati: dal jais all'avorio e al corallo, dalle pietre dure fino alle moderne plastiche. Oggetti e stili che i guru del fashion-system hanno recentemente riscoperto, facendoli tornare di gran moda.
Sono oltre 500, i pezzi originali di gioielleria e bijouterie in mostra: frutto dell'appassionato lavoro di ricerca che Angela Franchi, anima delle due gallerie bolognesi, conduce da 20 anni tra l'Inghilterra e gli Stati Uniti, nei mercatini, nei negozi e presso collezionisti privati.
Il percorso espositivo parte dall'Età vittoriana, con una raccolta di 200 monili 'neri' realizzati nei caratteristici materiali 'poveri' usati in Inghilterra nella seconda metà dell'800: il giaietto (l'inglese 'jet'), una varietà nera di carbone che diventa lucidissimo dopo la pulitura; la vulcanite, il corno di bue nero e la bachelite (la prima resina sintetica, progenitrice delle moderne plastiche). A questi si aggiungono una decina di pezzi dello stesso periodo di provenienza francese e realizzati in 'jais', imitazione in vetro del giaietto. La mostra, inoltre, presenta pendenti, bracciali in pinchbeck, avorio, tartaruga, corallo e turchese, e rari pezzi in oro 15 carati come le spille e i pendenti con cammei e pietre dure, e le spille a micro-mosaico. Ci sono anche alcune curiosità, come i piccoli monili fatti di capelli, in uso durante il regno della regina Vittoria, che venivano lasciati in proprio ricordo alle persone care e altri interessanti pezzi italiani della seconda metà dell'800 di epoca borbonica: smalti, lamine d'oro, coralli, cammei. Il periodo della Belle Epoque è testimoniato dai raffinati gioielli in argento e cristalli di rocca di Età edoardiana che all'epoca venivano realizzati a imitazione dei preziosi con diamanti.
Poi, spazio ai bijoux americani degli anni '40, esempi di quel design reso celebre nel mondo da firme-cult per i collezionisti: Eisenberg, Trifari, Askell, Koro. Via via fino alle plastiche (perfette imitazioni del corallo e dell'avorio) e ai sorprendenti fiori di celluloide americani anni '50, che preannunciano la svolta degli anni '60, età in cui nel bijoux trionfa definitivamente la plastica, arrivando a sostituire anche le pietre dure.
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