Logo d'ateneo Unibo Magazine

I racconti della luna pallida d'agosto

Sarà proiettato il video di Mizoguchi Kenji oggi alle ore 17 a Palazzo Marescotti, via Barberia 4, Bologna, ingresso libero.
Prosegue il progetto "Il fiore del teatro no", a cura di Giovanni Azzaroni e Matteo Casari, promosso dal Dipartimento di Musica e Spettacolo - Università di Bologna all'interno della stagione 2003 del Centro La Soffitta. Questo progetto, realizzato con il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l'UNESCO, si propone di indagare le modalità di trasmissione dei saperi tipiche del teatro no, genere teatrale fiorito nel Giappone del XV secolo, grazie alla prestigiosa presenza del Maestro Manzaburo Umewaka, espressione viva e incarnata della nobile arte del teatro no.

In attesa dell'arrivo a Bologna del Maestro Manzaburo Umewaka, prosegue il ciclo di proiezioni, ad ingresso libero, pensate per avvicinare il pubblico alle atmosfere e ai ritmi del teatro no, introdotte da Giovanni Azzaroni e Matteo Casari. Prossimo appuntamento:


giovedì 6 marzo ore 17 in Palazzo Marescotti (via Barberia 4)
"I racconti della luna pallida d'agosto" di Mizoguchi Kenji




Ugetsu monogatari (I racconti della luna pallida d'agosto), girato nel 1953, è uno straordinario esempio di racconto fantastico costruito in stretta correlazione con il teatro classico giapponese. Wakasa, la donna fantasma, è una creatura che sembra letteralmente presa a prestito dal no. A esso sono ispirati il suo trucco, i vestiti, le acconciature, i movimenti del capo, delle braccia, delle gambe. È con una danza no - nel corso della quale si ode provenire dall'oltretomba la voce del padre - che Wakasa seduce Genjuro. La storia di Wakasa, nella sua articolazione drammatica, sembra appartenere a un dramma no. Come il protagonista tipo del no, infatti, anche Wakasa è in realtà un fantasma tornato sulla terra per cercare di riprendersi dalla vita quel che le aveva ingiustamente sottratto.

Il cineasta Mizoguchi Kenji (1898-1956) è uno dei più interessanti del periodo dell'inizio secolo in Giappone. La profonda conoscenza delle tecniche e del repertorio di cinema e teatro gli permisero di accostare le diverse tendenze definendo uno stile che presto diventò ineguagliabile. La sua attenzione variò dal sociale ai temi ambientati nel passato, dal mondo della piccola borghesia al realismo. Figura centrale del cinema di Mizoguchi è l'eroina sfortunata, perché le donne sono oggetto di una spietata mercificazione da parte dell'uomo. I personaggi maschili, per contro, sono dispotici e vili o viceversa inattivi e pronti a sparire quando la situazione li comprometta. La donna era per Mizoguchi un universo tanto ampio quanto variamente demarcato in un ideale antico e in uno moderno, come simbolo della tradizione nipponica ma anche segno dell'occidentalizzazione del paese.
 La complessa personalità di Mizoguchi traspare icasticamente da alcune sue affermazioni-convinzioni: "Quando termino un film, come posso dire… mi pare che sia una merda venuta fuori a fatica e che a guardarla fa schifo. Quando un mio film è in programmazione in una normale sala cinematografica mi sento a disagio nel passare davanti a quel cinema, non riesco mai ad andare a vederlo" (1937). "Vuole che parli della mia arte? È impossibile. Un regista cinematografico non ha niente da dire che meriti di essere detto" (1950).

Per informazioni: Centro La Soffitta tel.051.2092018-21 soffitta@muspe.unibo.it

Prossimo appuntamento: 13 marzo, ore 17 a Palazzo Marescotti con:
GAKUYA. IL DIETRO LE QUINTE DEL TEATRO NO video originali di Matteo Casari.