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FFO, ossia come si finanziano gli atenei

Cosa significano le sigle citate ogni volta in cui si parla di finanziamento dell'Università.
I portici di via Zamboni Sono sigle molto citate tra gli addetti ai lavori, ma appena si esce dal ristretto ambito degli amministratori degli atenei, espressioni come “FFO”  ossia “Fondo di finanziamento ordinario” e “quota di riequilibrio” diventano assai poco comprensibili. In realtà si tratta della modalità con cui tutti gli atenei ricevono i finanziamenti dallo Stato.

Il Fondo di finanziamento ordinario (FFO) rappresenta la quota più consistente della parte attiva del bilancio degli atenei, seguita solo dalle somme pagate dagli studenti sotto forma di tasse e contributi. Il FFO  è articolato in due voci: la quota base, ossia i finanziamenti assegnati secondo il sistema rigido “pre – 1993”, in progressiva riduzione a favore della  quota di riequilibrio, che, secondo la legge, deve essere aumentata di anno in anno in modo da avviare un processo di riequilibrio (appunto…) tra gli Atenei, alcuni dei quali sottofinanziati rispetto ad altri. La distribuzione dei fondi che fanno parte della quota di riequilibrio avviene in base al criterio del “costo standard unitario per studente in corso di area disciplinare” ossia una sorta di “costo studente” legato all’area disciplinare di appartenenza, a cui il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca fa riferimento per assegnare risorse. La quota  di riequilibrio viene calcolata sia sulla  base dei costi medi per studente che su altri parametri, come gli obiettivi di politica universitaria – tra cui l’efficienza ed efficacia dell’offerta didattica – e gli obiettivi di qualificazione della ricerca.

Nell’esercizio finanziario 2003 dell’Alma Mater il Fondo di Finanziamento Ordinario rappresentava circa il 60% delle entrate complessive e ammontava a 332,89 milioni di euro (quota già consolidata) più 6,64 milioni di euro per la riforma didattica (quota ancora non consolidata).