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Copertina di "Tradizioni culturali, sistemi giuridici e diritti umani nell'area del Mediterraneo"

Tradizioni culturali, sistemi giuridici e diritti umani nell’area del Mediterraneo

Editore: Il Mulino

Prezzo: 30 €

Un’analisi scientifica degli aspetti economici, giuridici, politici, culturali e religiosi che occorre studiare per comprendere le relazioni di scambio e di conflitto tra il nord e il sud del Mediterraneo. Un tentativo di far incontrare mondo occidentale e mondo musulmano che parte dalla decifrazione delle reciproche differenze.
Il Mediterraneo è da secoli luogo di incontro tra le civiltà occidentali del nord e le popolazioni musulmane del sud. Le sue acque uniscono realtà economiche e civili, alimentando fecondi flussi commerciali e migratori, ma separano anche zone politicamente e moralmente contrapposte tra cui è frequente l’insorgere di conflitti. I livelli di lettura di questa realtà sono innumerevoli e ognuno di essi dopo l’11 settembre ha acquisito un significato in più, perché se da un lato la caduta delle Torri ha acuito le differenze, dall’altro la minaccia del terrorismo ha spinto gli intellettuali di entrambi gli schieramenti a ricercare con più assiduità punti di incontro.

Tradizioni culturali, sistemi giuridici e diritti umani nell’area del Mediterraneo”, raccolta di saggi curata da Valentina Colombo e Gustavo Gozzi, rispettivamente docenti di Islamistica e di Storia delle dottrine politiche dell’Università di Bologna, cerca di analizzare lato per lato le tante sfaccettature delle correnti culturali affacciate sul Mediterraneo. Il testo, inserito in “Democrazie, diritti, costituzioni”, la collana di pubblicazioni politici promossa dal Centro per gli Studi Costituzionali e le Democrazie dell’Alma Mater, raccoglie i paper presentati il 26 e il 27 settembre 2002 a Ravenna nel corso del convegno internazionale “Processi di integrazione nell’area del Mediterraneo”.

Come si desume dall’introduzione, realizzata dai curatori, il filo conduttore dei diciassette contributi che compongono il libro è la necessità di costruire ogni programma di cooperazione su una base di reciproca fiducia. Un obiettivo che può essere perseguito solo acquisendo consapevolezza delle proprie identità e delle reciproche differenze. L’Europa, cioè, non può pensare di esportare invariate le proprie normative giuridiche, ma non può neanche accettare un’integrazione incondizionata della presenza islamica. Le differenze culturali, giuridiche, economiche e religiose, insomma, permangono e l’unico modo per ridurre i loro effetti negativi è studiarle con oggettività: senza negare le difficoltà, ma neanche trasformandole in barriere.