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Renzo Davoli

La più famosa enciclopedia collaborativa del Web è spesso al centro del dibattito per stabilire il suo grado di attendibilità. Wikipedia, però, mette in gioco questioni più profonde legate alle modalità di circolazione delle idee, ai meccanismi di controllo della conoscenza e alle strategie di leadership dei gruppi umani. Le riflessioni di Renzo Davoli, docente di sistemi operativi all'Università di Bologna.
Porzione in alto a sinistra del logo di Wikipedia

A cinque anni di vita Wikipedia vanta 920.000 articoli solo nella versione inglese. Ha ricevuto riconoscimenti indiretti come la citazione in Nature, ma anche attacchi sull'attendibilità dei contenuti prodotti da una comunità così vasta e disaggregata.

Ma può davvero auto-gestirsi una comunità virtuale estesa come quella di Wikipedia?
"Wikipedia è un miracolo imperfetto. È miracoloso come l'unione libera di tante esperienze abbia portato ad accumulare tanti contenuti. La conoscenza raccolta in Wikipedia contiene cose perfettibili, anche grossolani errori e veri e propri atti di vandalismo o sabotaggio. Non fermiamoci a questo. Abbiamo tutti i giorni a che fare con discutibili fonti di informazione: libri, giornali, telegiornali. Wikipedia è un fatto, esiste. La consultazione della Wikipedia è comoda e immediata.
Comunque sugli articoli scientifici l'attendibilità confrontata fra Wikipedia e l'enclopedia Britannica, fatta dalla rivista Nature tramite peer-review di un campione di articoli, ha portato alla individuazione di otto errori gravi, quattro per Wikipedia e quattro per la Britannica e di 162 errori o omissioni per Wikipedia contro 123 per la enciclopedia Britannica. (fonte www.nature.com). Seppure in numeri assoluti Wikipedia sia meno "affidabile", è comunque un risultato stupefacente sia come ampiezza del progetto sia come qualità del risultato.
Se Wikipedia è talvolta vittima della propria libertà, non dimentichiamo però che le altre fonti di informazione sono vittime di condizionamenti di mercato o politici. Confrontando fonti diverse sottoposte a diversi tipi di "rumore" informativo si può ottenere una informazione più equilibrata. Per quanto riguarda l'autogestione, le comunità virtuali non sono diverse dalle altre comunità umane. Da migliaia di anni i sistemi sociali hanno dimostrato che gli umani hanno la capacità e la volontà di organizzarsi. Anzi, l'esplosione di wikipedia e dei blog dimostra come sia in atto una rivolta alla volontà di organizzare la conoscenza dall'alto, preconfezionata. L'uomo culturale vuole essere co-protagonista e non spettatore".

Il mondo della cooperazione virtuale che Wikipedia ha consacrato può imporsi definitivamente?
"Il problema forte è che siamo troppo legati alla materialità del supporto dell'informazione. Trasportiamo atomi quando dovremmo trasportare bit. E tutte le iniziative contro ciò che ci viene presentato come "pirateria" sono il rantolo di un sistema basato su vecchi strumenti di trasferimento dell'informazione in modo materiale. Invece di riempire magazzini con Cd e Dvd i supporti potrebbero venir stampati nel punto vendita o l'informazione trasferita in rete con un costo sostenibile per l'utente. Questo però consentirebbe un'offerta molto più ampia e un minor controllo dell'informazione, sia essa notizia, software, musica o film. L'esatto contrario di ciò che vogliono le major da noi: essere solo spettatori.(v. http://www.nonsiamopirati.org/manifesto.html)".

La maturazione di queste realtà potrebbe intaccare anche il predominio dei prodotti corporate in ambito aziendale?
"Il software libero non è una prospettiva futura, è l'oggi. Il 67.11% dei siti che quotidianamente visitiamo sul web funziona grazie al programma Apache che è software libero (fonte www.netcraft.org, dato al dicembre 2006).
Per i programmi ad uso personale OpenOffice è maturo ad una piena sostituzione dei programmi equivalenti. Ha molte caratteristiche innovative in più dei programmi di Microsoft, come la generazione di file pdf, la gestione dei formati standard internazionali "Open Document", il supporto di molte più lingue e la indipendenza dal sistema operativo.
GNU-Linux poi è un prodotto professionale che non ha nulla da invidiare dal punto di vista tecnologico agli altri prodotti. Ci sono distribuzioni (come per esempio la Ubuntu www.ubuntulinux.com) molto semplici da installare e usare, disponibili anche in versione livecd, già fornite con tutti gli strumenti per la navigazione in rete, gestione della posta e strumenti per la produttività personale.
Il problema non è la qualità del software libero e open source ma l'inerzia culturale, e la presenza un mercato distorto da forti posizioni dominanti. Con l'uso diffuso di software libero in Ateneo potremmo risparmiare molti fondi ora spesi in licenze d'uso e nei corsi presenteremmo una visione più ampia senza dare l'impressione, come ora, di fare pubblicità ad una specifica azienda.
Più in generale, comunque, non penso né che Wikipedia sostituirà le enciclopedie tradizionali, né che il software libero soppianterà quello proprietario. I diversi modelli devono coesistere. Sicuramente Wikipedia e il software libero stanno obbligando le enciclopedie e le software house ad una forzata modernizzazione. Nella concorrenza fra diverse idee e modelli, e soprattutto nella concorrenza innovativa e partecipativa, c'è un forte impulso all'evoluzione. Non deve però mai succedere che per tutelare l'obsolescenza di chi ha le posizioni dominanti di mercato si blocchino le spinte innovative con provvedimenti che limitino la leale competizione con proposte alternative".

All'interno del Dipartimento di Informatica ci sono progetti animati dalla filosofia di Wikipedia?
"Nel DNA dell'Università c'è la condivisione dei risultati e della conoscenza e la competizione con gli altri centri di ricerca. La comunità dei docenti e degli studenti di informatica lavora quotidianamente con software libero. La quasi totalità dei nostri laboratori per studenti e di quelli di ricerca sono basati su sistemi GNU-Linux. Questi sistemi ci consentono infatti la massima libertà di conoscenza, di insegnamento e di ricerca, non dovendo sottostare a vincoli di non divulgazione di conoscenza ai quali ci sottoporrebbe il software proprietario. Alcuni dei nostri migliori studenti dei corsi di laurea e del dottorato, tra l'altro, svolgono anche attività di maintainer per distribuzioni di software libero (in modo particolare Debian e Gentoo): si occupano cioè di mantenere costantemente aggiornati alcuni programmi per tutti gli utilizzatori della distribuzione. Non è un caso insomma se a Bologna è nato un Master in Tecnologia del Software Libero e Open Source".

Dal Dipartimento a lei. Personalmente ha mai compilato un lemma di Wikipedia?
"Non ho ancora scritto lemmi all'interno di Wikipedia, ci sono stato però citato per il mio progetto oszoo: lo zoo dei sistemi operativi. È un progetto che consente a chiunque di poter provare ogni sistema operativo libero senza doverlo installare. Tramite un programma (Qemu) che emula il funzionamento di un intero personal computer è possibile provare sistemi operativi differenti senza dover fare installazioni".

(C) 20 gennaio 2006 Renzo Davoli. Verbatim Copying.