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Indagine socio-economica sugli studenti dell'Alma Mater

Marzio Barbagli, Asher Colombo e Renzo Orsi hanno condotto la più vasta ed approfondita indagine scientifica realizzata in Italia sul mondo studentesco. Ad emergerne è non solo un ritratto inedito e a tratti sorprendente dei ventenni che studiano sotto le due torri, ma soprattutto la fotografia di un ménage non sempre facile, tra città e studenti che, tra alti e bassi, si perpetua da oltre nove secoli
Studenti

Frequentare l’università sotto le due torri costa agli studenti fuori sede, che prendono casa a Bologna, il 70 per cento in più di nove anni fa. Anche al netto dell’inflazione (+20,18%) quello che mediamente gli studenti spendevano nel 2007 rispetto al 1999 per vivere e studiare a Bologna è aumentato di circa il 50 per cento. Ognuno di loro ha infatti mediamente un budget di spesa mensile di 1.070 euro (alloggio, persona e tempo libero, vitto, studio e tasse universitarie, viaggi e trasporti, ecc) contro il milione di lire circa di nove anni fa. E di tutti i soldi che escono dalle loro tasche una buona fetta rimane in città: precisamente 456 milioni di euro l’anno (1,75 milioni per ogni giorno di permanenza), che si traducono nell’occupazione di circa 3.300 persone impiegate nella produzione di beni e servizi che si aggiungono al personale universitario.

"Un rialzo così marcato - osserva il prof. Renzo Orsi - si spiega col fatto che alcuni dei consumi degli studenti, come affitto, ristorazione, bar, pizzerie, pub e servizi ricreativi, sono aumentati molto più dell'inflazione media. In particolare i prezzi degli affitti sono praticamente raddoppiati, e allo stesso tempo gli studenti tendono a cercare rispetto al passato soluzioni abitative più confortevoli e quindi più costose, come camere singole e mini-appartamenti".

"Questo incremento delle spese, che anche al netto dell’inflazione, arriva al 50 per cento - spiega il Rettore Pier Ugo Calzolari - è un dato impressionante. Noi siamo stati tra i primi a farlo notare: già nel mio primo discorso di inaugurazione dell’anno accademico parlai di ‘studenti scorticati’. Il ruolo dell’università è quello di indagare e creare conoscenza, come è il caso di questa indagine; stiamo poi contrastando il fenomeno, in qualche modo invadendo anche campi che non ci competerebbero direttamente, ad esempio con le agevolazioni per il diritto allo studio o con impegni come la costruzione di un nuovo studentato nell’area dell’ex mercato ortofrutticolo".

A fare i conti in tasca agli allievi dell’Università più antica d’Europa e ai bolognesi che li ospitano ci hanno pensato gli studiosi dell’ateneo, con quella che si profila come la più vasta e approfondita indagine socio-economica mai realizzata in Italia sugli studenti universitari, interamente finanziata dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.

Il perché dell’iniziativa non sorprende se si considera che non solo l’Alma Mater è il secondo ateneo in Italia per numero d’iscritti dopo La Sapienza di Roma, ma soprattutto che Bologna è la più universitaria tra tutte le città universitarie italiane. Tra i centri con oltre 300mila abitanti è infatti quello con la maggior percentuale di studenti rispetto alla popolazione e soprattutto di studenti fuori sede: 63.600 sono quelli non residenti nell’area metropolitana cittadina (Bologna e comuni del circondario), 38mila dei quali domiciliati in città, 20mila pendolari, e 5.600 misti (alcuni giorni dormono in città, in altri sono pendolari).

Nonostante il calo delle immatricolazioni, sono molti infatti i giovani italiani che scelgono il capoluogo emiliano per proseguire gli studi dopo il diploma, attratti più dalle caratteristiche dell’ateneo (47%) che dalla città (9%). Fatto sta che tra gli abitanti di alcune zone di Bologna (centro storico, San Vitale, colli di Santo Stefano) gli studenti fuori sede sono uno ogni tre residenti. E in larga maggioranza (85,5%) dicono che, se dovessero tornare indietro, confermerebbero la scelta di Bologna, in cui circa la metà (50,6%) vorrebbe stabilirsi dopo la laurea. Una città nella città: il risultato di una simbiosi plurisecolare tra Bologna e i suoi studenti.

Che sono tanti, tantissimi, hanno vent’anni e vivono in gran parte lontano da mamma e papà, che sono poi le principali ragioni, dicono gli studiosi, per cui la loro è una presenza che in città si fa sentire. "Non è solo una questione di numeri - commenta il prorettore agli studenti Paola Monari -. I ventenni tendono ad essere più propensi a comportamenti creativi e sregolati, nel bene e nel male, a trasgredire più facilmente alle convenzioni e a fruire maggiormente delle occasioni di svago ed intrattenimento. Questo può avere, al di là dei vantaggi economici, ricadute sociali positive, come la vivacità culturale della città, favorita dalla nutrita presenza giovanile, ma anche negative, come lo spaccio di sostanze stupefacenti, diffuse tra i giovani più che tra il resto della popolazione".

"Colpito e sorpreso" dei risultati è lo stesso prof. Marzio Barbagli, che assieme ad Asher Colombo porta avanti il segmento sociologico della ricerca. "Nonostante insegni all’Università di Bologna ormai da diversi decenni - spiega Barbagli - questa popolazione di studenti mi ha sorpreso: è una popolazione straordinaria, differente da quelle che abitano le altre città universitarie italiane. I risultati dell’indagine mostrano una straordinaria vivacità intellettuale, grande voglia di sperimentare, grande apertura al nuovo".

Gli studenti dell’Alma Mater che gravitano su Bologna provengono, nel complesso, da famiglie di ceto socio-economico mediamente più elevato rispetto alla media italiana (28% con padre laureato, 39% diplomato, a fronte rispettivamente del 10% e del 24% degli uomini italiani tra i 45 e 64 anni). Ma non è questo che più li distingue nel confronto coi loro colleghi del resto d’Italia.

Se studiare risulta, com’è ragionevole, la loro attività preponderante, con una media di quasi sette ore tra mattina e pomeriggio (feriali) dedicate a lezioni e studio individuale e uno studente su cinque che si mette sui libri pure dopo cena, in quello che fanno col resto del loro tempo gli studenti bolognesi appaiono decisamente più scatenati rispetto al resto degli universitari italiani. Per interessi culturali, impegno sociale e civile, partecipazione politica gli indicatori schizzano verso l’alto e attestano gli allievi dell’Unibo su tassi doppi, se non tripli o quadrupli rispetto ai loro colleghi del resto dello stivale.

Leggono più libri non strettamente scolatici o di lavoro (24% studenti Unibo vs 13% studenti italiani e 7% giovani occupati), guardano meno tv (50% vs 73% studenti italiani e 70% giovani occupati), navigano di più su internet (64% vs 37 e 25), suonano qualche strumento musicale (13% vs 8 e 4), ballano (22% vs 9 e 8). Un quinto di loro parla quotidianamente di politica (il doppio degli studenti italiani e 4-5 volte più dei giovani occupati), in misura doppia o tripla assistono a comizi e, pur con uno scarto minore, partecipano a cortei e ascoltano dibattiti politici. Prendono parte a riunioni di associazioni culturali, ecologiche, per i diritti civili, la pace, ma anche professionali o di categoria, e prestano attività gratuita in associazioni non di volontariato dalle due alle tre volte più di quanto facciano gli universitari italiani nel loro complesso.

Bevono quotidianamente vino e birra e qui siamo all’altra faccia della medaglia. Doppia è la quota dei fumatori (38% vs 20%) e non pochi dichiarano di aver fatto uso personale di droga, almeno una volta nella vita: i maschi più delle femmine, i fuori-sede domiciliati più dei residenti ma questi più dei pendolari. "Un po' sono i costumi della città a conservare una tradizionale indulgenza verso la baldoria, ma il grosso lo fa l'allentamento del controllo sociale - continua il prof. Barbagli -. I nostri studenti sono fuori-sede in proporzione maggiore che nel resto d’Italia: se una volta rientrano sbronzi a casa nel cuore della notte non trovano la mamma sveglia a redarguirli".

La ricerca si basa sull’analisi di interviste frontali (metodologia Capi) della durata media di circa 50 minuti di un campione di 3.373 studenti dell’Università di Bologna, rappresentativo della popolazione studentesca complessiva del polo universitario bolognese per sesso, età, Facoltà e anno di iscrizione, comune di residenza, tipologia abitativa, quartiere cittadino di domicilio, condizione occupazionale ed altre variabili. Le interviste sono state condotte nella primavera del 2007 sia presso l’ateneo che a casa degli studenti. Coordinamento, progettazione e analisi dei risultati sono curati dai professori Renzo Orsi, per la parte economica, con l’ausilio di un modello econometrico elaborato ad hoc, e dai professori Marzio Barbagli e Asher Colombo per la parte sociologica e culturale.