C’è anche un brillante risultato della ricerca made in Emilia Romagna tra quelle che la celebre rivista americana Time ricorda come le cinquanta migliori invenzioni del 2009. Le "ossa lignee", sviluppate da un gruppo di ricercatori dell’Alma Mater di Bologna e del Cnr di Faenza (Istec), sono ottenute da legno di quercia rossa, rattan e sipo (rispettivamente una canna e un tipo di mogano), di cui conservano la microstruttura, attraverso la quale le cellule e i vasi sanguigni del nuovo tessuto osseo cresceranno progressivamente, fino ad incorporarla e riassorbirla completamente.
Non ancora pronte alla sperimentazione sugli esseri umani, le protesi sono attualmente testate sulle pecore. "Se tutto va bene – dice Norberto Roveri, docente al Dipartimento di Chimica "Giacomo Ciamician" – la sperimentazione animale si concluderà nel 2010 e dall’anno seguente potrebbe già essere avviata quella sull’uomo".
Secondo gli studiosi è possibile produrre protesi di qualunque forma e dimensione e la realizzazione richiede circa una settimana. Il processo chimico cui viene sottoposto il legno passa attraverso cinque fasi termiche e idrotermiche, durante le quali, spiega Roveri, "si trasforma in un materiale bio-mimetico, il carbonato-idrossiapatite, che per composizione, struttura e morfologia mima il tessuto osseo". Altri settori di applicazione, secondo gli studiosi, potrebbero essere quello dei velivoli spaziali e quelli che richiedano caratteristiche di particolare resistenza e rigidità o prestazioni adeguate sotto sforzo meccanico o ad altissime temperature.