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Si intitola "Barbarie" il nuovo ciclo di lezioni e letture classiche in Aula Magna

Cinque appuntamenti, ogni giovedì di maggio, per l'undicesima edizione dell'ormai tradizionale ciclo di letture e lezioni classiche: alla parola di indiscussi protagonisti della cultura contemporanea faranno il controcanto testi greci, latini e giudaico-cristiani, affidati alla voce di grandi interpreti della nostra scena e del nostro cinema
Si chiama "Barbarie" il nuovo ciclo di lezioni e letture classiche in Aula Magna

Per l’undicesimo anno consecutivo, il Centro studi "La permanenza del Classico" dell’Università di Bologna, diretto dal docente Unibo e rettore dell'Alma Mater Ivano Dionigi, offre all’Università e alla città un ciclo di letture e lezioni classiche durante le quali, come ormai tradizione, alla parola di indiscussi protagonisti della cultura contemporanea faranno il controcanto testi greci, latini e giudaico-cristiani, affidati alla voce di grandi interpreti della nostra scena e del nostro cinema.

Il ciclo di quest’anno s’intitola "Barbarie": una riflessione sulla civiltà, sulle sue origini e sui suoi pericoli, sui suoi nemici e sulla sua fine. Gli incontri – che quest’anno si arricchiscono di un quinto appuntamento conclusivo ­ avranno luogo, come d’abitudine, ogni giovedì di maggio (3, 10, 17, 24, 31 maggio), alle ore 21, nell’Aula Magna di Santa Lucia e nella contigua Aula Absidale videocollegata.

I barbari
Chi è il vero "barbaro"? Questa la domanda che i "barbari" troiani – per voce di Euripide – rivolgono ai Greci "civilizzati"
, distruttori e massacratori di un’antica, alta e nobile cultura. Questa la domanda che la nostra civiltà – il nostro Occidente, che reca fin nel nome l’annuncio del "tramonto" – non può non porsi oggi, di fronte ai nuovi "barbari" che bussano alle nostre porte e che la propaganda delle "piccole patrie" demonizza e respinge secondo stereotipi millenari. Forse noi, non "barbari" ma malati di civiltà, siamo tornati nostro malgrado all’etimo del termine "barbarie": siamo, come in Omero, "barbarophonoi", "uomini dal linguaggio incomprensibile", perché le nostre parole non rivelano ma nascondono la realtà. Difficile non ricordare le parole di un "barbaro" oppositore dell’imperialismo romano: "il massacro e la rapina li chiamano 'impero', e dove fanno il deserto, la chiamano 'pace'" (Tacito, Vita di Agricola 30, 4). Difficile non ricordare – con Proust – che "barbaro" non è chi non ha mai conosciuto la civiltà, ma chi, pur avendola conosciuta, ne dimentica e ne tradisce i valori.

Il programma
Il ciclo sarà inaugurato giovedì 3 maggio dalla serata "Furtum Promethei"
. Alle origini della civiltà: essa vedrà  la lezione del poeta-professore Valerio Magrelli ­ che parlerà di tecnica e lavoro, di origini della civiltà e idea di progresso ­ seguita dalla lettura del "Prometeo incatenato" di Eschilo, testo archetipico sulla nascita dell’uomo "civile", affidata all’interpretazione di un artista che ha già illustrato la "scena" dell’Aula Magna, Toni Servillo.

La seconda serata, "Quis tam barbarus? Noi, i barbari", si terrà giovedì 10 maggio e avrà come protagonista la filosofa Adriana Cavarero: le "guerre di civiltà" esistono? Chi le combatte e le vince è davvero un paladino della civiltà, e chi le perde è davvero un barbaro? A seguire, la rappresentazione delle Troiane di Euripide, lamento dei vinti che interpella e provoca la nostra coscienza: la tragedia sarà proposta nella traduzione di Edoardo Sanguineti e nella messinscena diretta da Carlo Quartucci, con Carla Tatò e con le musiche dal vivo di Giovanna Famulari.

La terza serata, "Vulnera vitae. Il disagio della civiltà", avrà luogo giovedì 17 maggio e vedrà il ritorno dello psicoanalista Massimo Recalcati, che si interrogherà – a partire dal freudiano "disagio della civiltà" ­ sui sacrifici e le sofferenze che ogni civiltà complessa impone ai propri membri. Una visione disincantata e realistica della civilizzazione umana sarà offerta dal testo di Lucrezio, affidato alla lettura del gruppo "Mitipretese", già caro al pubblico dell’Aula Magna: Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariángeles Torres.

La quarta serata, "Peritura regna. Guardare la fine", si terrà giovedì 24 maggio: il filosofo Sergio Givone rifletterà sull’idea di fine della civiltà, a partire da numerose e impressionanti testimonianze antiche sulla caduta dei regni e degli imperi, da Troia a Roma fino a Costantinopoli. L’interpretazione di tali testi sarà affidata alle voci di due protagonisti del teatro e del cinema italiano come Laura Marinoni e Giulio Scarpati.

Infine, giovedì 31 maggio, la serata "Aspettando i barbari" vedrà il dialogo tra Franco Cardini, Massimo Cacciari e Stefano Rodotà, coordinati da Ivano Dionigi, e sintetizzerà ­ anche a confronto con il pubblico ­ i temi delle serate precedenti, alla luce dei più urgenti interrogativi contemporanei. La tavola rotonda sarà interpunta dalle letture di testi antichi e moderni affidati alla voce di due giovanissimi talenti, Donatella Allegro e Simone Tangolo.

La prima, terza, quarta e quinta serata si gioveranno della regia di Claudio Longhi. Tutti gli incontri, in questo undicesimo ciclo dei Classici, saranno inoltre introdotti da ricercatori e docenti dell’Alma Mater: Federico Condello, Cristina Demaria, Bruna Pieri e Ivo Quaranta. Come ogni anno, le traduzioni dei testi antichi sono state approntate dagli studiosi membri del Centro studi "La permanenza del Classico", Francesco Citti, Federico Condello, Camillo Neri, Chiara Nonni, Lucia Pasetti, Bruna Pieri, Fiora Scopece, Francesca Tomasi, Antonio Ziosi.

Modalità d’ingresso
L’ingresso è a inviti. Gli inviti potranno essere ritirati, fino ad esaurimento, il martedì precedente ciascuna rappresentazione
, dalle ore 17 alle ore 19, presso il Centro studi "La permanenza del Classico" (via Zamboni, 32). Una sola eccezione: la distribuzione degli inviti per la prima serata avverrà mercoledì 2 maggio, alla stessa ora e nello stesso luogo.

Per tutti coloro che non riusciranno ad essere presenti, sarà reso disponibile un servizio di diretta video online sul sito del Centro studi "La permanenza del Classico".