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Con il CCSDD nella Sarajevo del post-conflitto

Anche quest’anno il Centro per gli studi costituzionali e lo sviluppo democratico ha organizzato un viaggio nella capitale bosniaca per gli studenti dell’Università di Bologna e per quelli della Johns Hopkins University. L’obiettivo è farli incontrare con i rappresentanti delle organizzazioni impegnati nella ricostruzione e interessati a diritti umani e sviluppo democratico
Foto Sarajevo Il Centro per gli studi costituzionali e lo sviluppo democratico (CCSDD) è un centro di ricerca promosso dall’Università di Bologna con la sua Scuola di Giurisprudenza e la Johns Hopkins University, che attraverso conferenze, workshops, pubblicazioni e viaggi studio, focalizza i propri studi sui paesi che affrontano processi di transizione democratica. Tra le sue attività, il CCSDD organizza anche ogni anno un viaggio studio a Sarajevo per dare agli studenti l’opportunità di incontrare rappresentanti delle organizzazioni costantemente impegnate nella ricostruzione post-conflitto, ed interessate ai temi dei diritti umani e dello sviluppo democratico.

Quest’anno al viaggio, che si è svolto dal 19 al 22 gennaio, hanno partecipato 28 studenti. "Quello che mi ha spinta ad andare a Sarajevo è stata la somiglianza tra la Bosnia-Herzegovina e la provincia di Bolzano, mia zona di provenienza. Anche qui ci sono tre gruppi che condividono lo stesso territorio", racconta Esther Haidacher, studentessa dell’Università di Bologna. È stata la prospettiva comparativa infatti a suscitare in lei l’interesse per il viaggio di studio a Sarajevo. "Incontrare la gente del posto che ci raccontava le proprie esperienze e cosa hanno provato durante la guerra e l’assedio mi ha molto emozionata", continua Esther.

Oltre ad approfondire la situazione delle minoranze in Bosnia, il viaggio è anche un’occasione per far incontrare studenti di paesi diversi: un’esperienza che aiuta a capire come lo stesso racconto possa essere recepito in modi diversi. " Trascorrere quattro giorni intensi con ragazzi che avevano punti di vista differenti dai nostri su quello che ci veniva raccontato è stato utile per scambiarci le opinioni", conferma Esther. "Questa esperienza - conclude la studentessa dell’Unibo - ha accresciuto il mio interesse per le società multiculturali e multietniche e per i paesi in cui più gruppi condividono lo stesso spazio".