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I nostri motori di ricerca: intervista a Federico Zoni

5 PER MILLE UNIBO / Ha 28 anni, sta facendo un dottorato in Storia, culture e civiltà e si occupa in particolare di Archeologia dell'Architettura e studio delle Tecniche Edilizie

Ciao Federico, raccontaci di cosa ti occupi?
Archeologia e Storia Medievale, in particolare Archeologia dell'Architettura e studio delle Tecniche Edilizie.

Quando hai deciso di fare ricerca?
Durante la stesura della Tesi di Laurea Magistrale.

Cosa ti appassiona di quello che studi?
La duplicità del lavoro dell'archeologo: come studio e ricerca che si sviluppa tanto in biblioteca e in archivio quanto sul campo, durante le missioni archeologiche vere e proprie. In particolare il fatto che la ricerca archeologica comporti contemporaneamente il lavoro "sottile" della penna quanto quello faticoso del piccone e della pala.

Cosa pensi prima di andare a dormire la sera?
Quando sono in missione archeologica: "Sono stanco morto!"

E quando ti svegli al mattino?
Quando sono in missione archeologica: "Sono stanco morto!"

Quale scoperta/invenzione pensi possa rivoluzionare il tuo ambito di ricerca nei prossimi cinque anni?
Più che una scoperta vera e propria, parlerei di un "traguardo", ovvero il riconoscimento dell'archeologo come professionista a tutti gli effetti. Ciò permetterebbe di ottenere, per mezzo dei tanti seri professionisti che operano tutti i giorni sul patrimonio culturale italiano, una migliore tutela e valorizzazione della principale ricchezza della nostro paese.

Una cosa che hai imparato facendo ricerca.
Che il sapere, la "conoscenza", lo si può trovare in molteplici forme e in qualsiasi posto. Tanto il professore, quanto l'agricoltore della piccola frazione montana, hanno spesso molto da insegnare.

Sei un ricercatore "da adottare". Cosa vorresti dire ai tuoi sostenitori?
La ricerca è probabilmente uno dei campi migliori in cui investire. Spesso si evidenziano le utilità sociali delle ricerche di ambito medico o scientifico, tralasciando quelle umanistiche. Eppure queste, per l'Italia, sono un'eccellenza internazionale. Collegando la ricerca umanistica al contesto territoriale potremmo arrivare a porci come fanale di testa europeo per la valorizzazione dei beni culturali e la gestione del paesaggio, riprendere coscienza del territorio abitato e rilanciando aree tradizionalmente considerate "depresse".