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Rischio alluvione: aumentano gli insediamenti vicino ai corsi d'acqua

Tre studiosi di Università di Bologna e Politecnico di Torino hanno analizzato l'aumento della luminosità notturna vicino ai fiumi di tutto il mondo, confrontando i risultati con i dati delle perdite economiche causate dalle inondazioni

Valutare il rischio alluvionale nei pressi dei corsi d'acqua grazie a immagini satellitari notturne del pianeta. È il nuovo metodo messo a punto da due studiosi del Dipartimento di Ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali dell'Università di Bologna, Serena Ceola e Alberto Montanari, insieme a Francesco Laio del Politecnico di Torino. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale Geophysical Research Letters, presenta un sistema che potrebbe aiutare ad individuare le zone a rischio inondazione e attivare così iniziative per la progressiva messa in sicurezza degli abitanti.

Per realizzarlo gli studiosi sono partiti da un database che raccoglie immagini satellitari notturne dell'intera superficie del pianeta raccolte nell'arco di vent'anni, dal 1992 al 2012. "A questi scatti - spiega la ricercatrice Unibo Serena Ceola - abbiamo sovrapposto una mappa globale dei mari e dei corsi d'acqua. Così, osservando la variazione delle luci artificiali nel tempo, siamo riusciti a individuare come cambia il livello di densità abitativa nei pressi dei fiumi".

A tutto questo, poi, gli studiosi hanno aggiunto un ulteriore elemento. "Siamo andati a vedere i dati dei danni economici causati dagli eventi di piena in tutti i singoli paesi del mondo", continua Serena Ceola. "Mettendo questi numeri accanto alle mappe satellitari è possibile vedere che all'aumento della densità abitativa vicino ai corsi d'acqua corrisponde un aumento di danni a cose e persone provocato dalle alluvioni. Il confronto dà un'idea dell'esposizione al rischio di piena stato per stato".

E i risultati non sono per nulla confortanti. "A livello globale - spiega la ricercatrice - c'è un tasso di crescita della luminosità notturna attorno ai corsi d'acqua dell'1,2%, con livelli molto elevati nei paesi che presentano un elevato tasso di crescita economica: in Cambogia ad esempio la crescita è del 15%". E in l'Italia? "Il nostro paese è più o meno in linea con la media mondiale: più 1%". Un dato poco rassicurante, che si riflette nei tragici fatti seguiti all'ondata di maltempo delle scorse settimane.

Ma in questo quadro preoccupante c'è anche qualche esempio di paese virtuoso. "L'Olanda è uno dei pochi paesi con un bilancio negativo. Lì la percezione del rischio alluvionale è molto elevato e lo stato ha promosso una serie di misure per allontanare progressivamente la popolazione dalle rive dei corsi d'acqua".

Tra tutti i disastri naturali gli eventi di piena sono la prima causa di perdite umane ed economiche a livello globale. Tra il 2011 e il 2012 circa 200 milioni di persone sono state colpite da alluvioni e inondazioni, con un danno in termini economici che supera i 70 miliardi di euro. Numeri che mostrano, se ancora ce ne fosse bisogno, la necessità di sviluppare strategie per analizzare ed identificare il grado di esposizione della popolazione agli eventi di piena e agire poi di conseguenza. La ricerca di Serena Ceola, Alberto Montanari e Francesco Laio è un primo passo in questa direzione.