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Fondazione Zeri: tra i progetti digitali anche la Natura morta della Fototeca

Si chiama Zeri&Lode, il nuovo catalogo online con oltre 150.000 immagini di arte italiana, disponibile adesso sotto forma di Linked Open Data. Pubblicato online anche il primo repertorio dedicato alla Natura Morta, che ha coinvolto docenti e studiosi dell'Alma Mater e specialisti di varie discipline, dall'iconografia musicale e botanica alla storia dell'alimentazione

La Fondazione Federico Zeri ha presentato i suoi nuovi progetti digitali, frutto di un lavoro che ha coinvolto e che continuerà a coinvolgere docenti e studiosi dell'Università di Bologna. Con il progetto Zeri&Lode viene reso disponibile online il catalogo della Fototeca sotto forma di LOD-Linked Open Data, risultato di un progetto di ricerca in digital humanities in collaborazione con il Dipartimento di Filologia Classica e il Centro di Risorse per la Ricerca Multimediale dell’Università di Bologna. E' stato inoltre elaborato il primo repertorio online sulla Natura morta che ha messo in rete le prime 7.000 fotografie relative a dipinti italiani.

La Fototeca Zeri è uno dei primi archivi fotografici ad avere avviato un progetto per la conversione del proprio patrimonio (circa 150.000 immagini e schede che costituiscono uno dei più importanti repertori online dedicato all’arte italiana) in Linked Open Data. Tramite questa iniziativa, la Fondazione rende disponibili i dati descrittivi di opere d’arte e fotografie, affinché siano accessibili, rintracciabili e riusabili da utenti e da altre applicazioni, secondo le esigenze del nuovo web semantico. La pubblicazione dei dati del catalogo Zeri come Linked Open Data rappresenta l’obiettivo primario di un progetto di ricerca frutto della collaborazione tra la Fondazione Federico Zeri e un team

di informatici ed esperti in digital humanities dell’Università di Bologna, avviato nel 2014 e più volte presentato in contesti internazionali.

La sezione Natura morta della Fototeca Zeri, costituita da circa 15.000 fotografie, è la più importante raccolta esistente al mondo dedicata a questo genere pittorico, punto di riferimento per gli studi storico artistici. Le fotografie documentano dipinti dal XVI al XIX secolo e comprendono, oltre alla natura morta italiana, quella olandese, fiamminga, francese, tedesca, austriaca, spagnola. Il materiale fotografico rispecchia l'interesse e le ricerche di Federico Zeri su questo tema, culminati con la cura dei due fondamentali volumi sulla Natura morta italiana, pubblicati da Electa nel 1989.


Attraverso un articolato progetto di catalogazione la Fondazione Federico Zeri ha provveduto alla schedatura e digitalizzazione della sezione. Schede e immagini, integrate nel catalogo della Fototeca, costituiscono il primo repertorio online specificamente dedicato alla natura morta che consente ricerche dettagliate sulle opere e sui singoli oggetti raffigurati nei dipinti. La catalogazione ha richiesto un cambiamento della norme di compilazione e un adeguamento della scheda catalografica.

Per facilitare la ricerca e l'individuazione delle opere all'interno del contesto, in mancanza di dati certi su autori e collocazioni, è stata adottata una scheda che prevede una descrizione iconografica dettagliata dei singoli oggetti raffigurati nei dipinti: fiori, frutta, ortaggi, pesci, selvaggina, suppellettili, vetri, elementi scultorei, strumenti musicali, soggetti privilegiati nelle opere di natura morta. Questi elementi funzionano come chiavi di accesso per rintracciare le opere ma posso costituire anche punti di partenza per ricerche iconografiche o legate allo studio della cultura materiale in epoca moderna.

I termini relativi agli oggetti sono tratti da un thesaurus che organizza le parole chiave in categorie, permettendo ricerche incrociate e su diversi livelli. Per garantire la scientificità dei dati, la Fondazione Federico Zeri ha coinvolto nel progetto specialisti di varie discipline (iconografia musicale, botanica, storia dell'alimentazione, arti decorative), l’Unione Bolognese Naturalisti, inoltre docenti dell'Università di Bologna in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche ed Ambientali – BiGeA, il Dipartimento di Beni Culturali di Ravenna.