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Da Sherpa a AirBorne. I nuovi droni robot per il soccorso alpino

Al via il progetto europeo AirBorne, coordinato dall'Università di Bologna, che raccoglie l'eredità del precedente progetto Sherpa per lo sviluppo di un sistema eterogeneo di robot autonomi in grado di assistere e migliorare le operazioni di soccorso in ambiente alpino

Droni robot da utilizzare a supporto delle attività di soccorso alpino. Coordinato dall’Università di Bologna e finanziato dall’Unione Europea, ecco AirBorne, nuovo progetto internazionale in partenza in questi giorni. Due gli obiettivi principali: il primo, tecnico, è quello del miglioramento tecnologico del prototipo sviluppato nel precedente progetto Sherpa, fino a renderlo industrialmente realizzabile in serie. Il secondo, di carattere sociale, è invece la creazione di una rete di servizi di soccorso basata su questa nuova tecnologia.

L'Alma Mater è a capo di un team guidato da Lorenzo Marconi, docente al Dipartimento di Ingegneria dell'Energia Elettrica e dell'Informazione "Guglielmo Marconi", e formato dai maggiori esponenti industriali nell’ambito del soccorso alpino: RECCO, società svedese e proprietaria di una tecnologia che utilizza il radar per la individuazione di dispersi in valanga, X-LOG, società tedesca di ricerca e sviluppo della tecnologia ARTVA già implementata sui prototipi Sherpa, ed infine ASLATECH, società italiana costruttrice del quadricottero Sherpa. Il team è completato dal CAI - Club Alpino Italiano che, come utilizzatore finale della tecnologia, guiderà lo sviluppo dei droni mettendo a disposizione dei progettisti la sua consolidata esperienza costruita sul campo.

La creazione di una rete di servizi per il soccorso alpino, affiancata alla nuova tecnologia, porterà alla distribuzione capillare dell'innovativo drone robot, rendendolo accessibile a tutte le squadre di soccorso presenti sull’arco alpino e non solo. In questa seconda parte del progetto verrà coinvolta PLUSVALUE, società no-profit inglese esperta nella messa in opera delle strategie necessarie per la sostenibilità di un progetto, tra le quali l’accettazione della tecnologia.

Sherpa, sempre coordinato dall’Alma Mater, si era concluso con successo a marzo 2017. Il progetto, durato quattro anni, aveva portato alla creazione e sviluppo di un sistema eterogeneo di robot autonomi in grado di assistere e migliorare le operazioni di soccorso in ambiente alpino e, in particolare, di un prototipo di robot volante di tipo “quadricottero”, comunemente chiamato “drone”, dotato di uno speciale sensore per la localizzazione (determinazione della posizione) delle persone disperse in valanga.

Il progetto aveva coinvolto diversi partner italiani e stranieri, sia industriali sia accademici, con ricadute sociali importanti: l’utilità di tale sistema è stata così apprezzata dalle squadre di soccorso alpino che alcuni esemplari del prototipo sono stati consegnati in vari centri di eccellenza per l’addestramento dei soccorritori, al fine di un loro futuro uso sul campo.

Ora, grazie ad AirBorne, l’impatto sociale previsto assume i toni di una vera rivoluzione nell’ambito del soccorso alpino. La possibilità di salvare più vite umane e di migliorare la sicurezza dei soccorritori sono conquiste fondamentali se rapportate al crescente numero di persone che per tempo libero, sport e lavoro popolano montagne innevate. Infatti, a causa di vari fattori sociali quali l’attrazione dell’uomo per la natura, la maggiore accessibilità dei resort alpini, il numero crescente di persone con preparazione amatoriale, la bassa consapevolezza dei pericoli degli ambienti naturali da parte degli uomini abituati a vivere in città e l’incremento dell’età media, il numero di persone potenzialmente oggetto del soccorso in montagna è aumentato considerevolmente negli ultimi anni. Solo in Italia, negli ultimi vent’anni, ci sono stati più di mille incidenti che hanno coinvolto più di duemila persone con circa quattrocento vittime. La possibilità di abbattere queste statistiche tramite una maggiore consapevolezza delle persone ed una migliorata “macchina del soccorso”, anche grazie al contributo di AirBorne, costituisce la chiave per il consolidamento del rapporto che l’uomo ha con la montagna.