Logo d'ateneo Unibo Magazine
Home Innovazione e ricerca Pregiudizi verso i migranti: si possono ridurre con il linguaggio

Pregiudizi verso i migranti: si possono ridurre con il linguaggio

Alcune strategie linguistiche permettono di diminuire la percezione negativa nei confronti di persone che fanno parte di gruppi diversi da quello di appartenenza. Lo rivela uno studio realizzato all’Università di Bologna e premiato con il Best Paper Award dal Journal of Language and Social Psychology


Pregiudizi e discriminazioni
nei confronti di stranieri e migranti sono legati a doppio filo all’uso del linguaggio. Tanto che se alcune parole possono confermare e rafforzare determinati stereotipi negativi, altre hanno il potere di metterli in dubbio fino a farli crollare. Un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna lo ha dimostrato in uno studio che è da poco stato premiato con il Best Paper Award dal Journal of Language and Social Psychology.

Attraverso una serie di esperimenti, le ricercatrici hanno messo in luce alcune strategie linguistiche che permettono di ridurre i pregiudizi nei confronti degli stranieri. Descrivere una persona come “un immigrato”, ad esempio, equivale ad etichettarla in modo negativo, ma più si aggiungono dettagli (“uno studente, vive a Bologna, appassionato di calcio, …”) più la distanza percepita diminuisce, insieme ai pregiudizi. E un meccanismo simile vale anche per gli stereotipi, che possono essere ribaltati utilizzando accostamenti inattesi: parlare di “un rumeno che fa il lavavetri” significa spesso stimolare una percezione negativa di quella persona, se invece si parla di “un rumeno che fa l’imprenditore”, questa descrizione meno attesa riduce la tendenza a considerare quella persona in modo discriminatorio.

PAROLE E REALTÀ
"Le persone, generalmente, parlano dei membri di gruppi differenti dal proprio in modo più sfavorevole anche senza rendersene conto", spiega Michela Menegatti, ricercatrice dell’Università di Bologna, tra le autrici dello studio. "Ad esempio, se uno stesso comportamento negativo viene messo in atto da un italiano o da un migrante è probabile che questo venga descritto in modo diverso, utilizzando livelli diversi di astrazione linguistica: per l’italiano sarà un fatto isolato, mentre per il migrante si evocheranno generalizzazioni più ampie. Naturalmente, questo modo di esprimersi, anche se a livello inconsapevole, contribuisce a mantenere e rafforzare i pregiudizi verso le minoranze".

L’uso del linguaggio, insomma ha un ruolo molto importante nel plasmare la realtà percepita. Ma se può contribuire a perpetrare le discriminazioni può avere anche il potere di ridurle? Per rispondere a questo interrogativo, il gruppo di ricerca ha realizzato due esperimenti.

STEREOTIPI AL CONTRARIO
Il primo esperimento si è concentrato sul ruolo degli stereotipi che si riferiscono a gruppi considerati esterni a quello di appartenenza. Nei confronti degli stranieri, ad esempio, esistono molti luoghi comuni che contribuiscono a dipingerli in maniera negativa e a considerarli come gruppi omogenei e indistinti. Cosa succede però quando questi stereotipi vengono ribaltati?

I partecipanti all’esperimento dovevano descrivere a parole due personaggi: un italiano e un rumeno. In un caso, i personaggi venivano presentati in modo stereotipico – un “italiano imprenditore” e un “rumeno lavavetri” – mentre in un secondo caso lo stereotipo veniva rovesciato: l’italiano diventava un lavavetri e il rumeno era un manager di successo. Il risultato? “Nel secondo caso – spiega la ricercatrice Unibo Francesca Prati, ora Marie Curie Fellow presso la Oxford University (UK) – la combinazione inusuale tra le due categorie sociali ha portato le persone coinvolte nell’esperimento a descrivere il personaggio straniero in modo meno negativo rispetto a quando è stato presentato in senso stereotipico”.

PIÙ DETTAGLI, MENO PREGIUDIZI
Nel secondo esperimento, invece, il gruppo di ricerca ha considerato il ruolo che l’utilizzo di dettagli specifici nel descrivere una persona appartenente a un gruppo diverso da quello di appartenenza può avere per ridurre le discriminazioni.

Ai partecipanti è stato prima chiesto di tracciare a parole il ritratto di “un immigrato”, mentre in seguito la descrizione richiesta veniva arricchita di dettagli e il migrante da descrivere era, ad esempio, un giovane studente che vive in città. “Utilizzando una descrizione più specifica – spiega Monica Rubini, docente dell’Università di Bologna che ha coordinato lo studio – i partecipanti hanno formato una rappresentazione mentale del soggetto come un singolo individuo piuttosto che come un generico membro del gruppo ‘immigrati’, e di conseguenza lo hanno descritto in modo meno sfavorevole”.

LE PROTAGONISTE DELLO STUDIO

La ricerca è stata realizzata da Francesca Prati, Michela Menegatti e Monica Rubini nell’ambito del SociaLab - Laboratorio per lo Studio e la Riduzione del Pregiudizio Sociale, attivo al Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna.

Pubblicato sul Journal of Language and Social Psychology con il titolo “The beneficial role of multiple categorization and intergroup contact in reducing linguistic out-group derogation”, l’articolo è stato premiato dalla rivista con il Best Paper Award.