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Scoprire l’Alma Mater attraverso le sue sedi più prestigiose

Dopo il successo, la scorsa primavera, delle visite guidate presso la Palazzina della Viola, l’Università di Bologna organizza, per l’autunno, un nuovo e più ampio percorso, questa volta attraverso quattro sedi, luoghi di alto prestigio e valore culturale, storico ed artistico

Camminare nei luoghi del sapere: l’Alma Mater si racconta (iscrizioni sul sito dell'evento) attraverso nuove visite guidate presso quattro delle sue sedi più prestigiose: Palazzina della Viola, Palazzo Poggi, Palazzo Marescotti Brazzetti, Palazzo Hercolani.

Dopo il tutto esaurito di questa primavera, per l’apertura straordinaria della Palazzina della Viola, parte in autunno un progetto più articolato e composito. E’ diventata infatti una necessità, per l'Ateneo, aprirsi e raccontarsi ai visitatori, che per curiosità e passione, sono interessati a camminare nei suoi spazi didattici e amministrativi, ricchi di memoria tanto dell’università quanto della città.

Durante le domeniche di Ottobre e Novembrea partire dal 6 ottobre fino alla prima domenica di Dicembre, si svolgeranno quattro visite guidate gratuite in contemporanea. Si sono scelti luoghi di alto prestigio e valore culturale, storico ed artistico, con l’obiettivo, non secondario, di permettere un discorso il più ampio possibile attraverso i secoli.

 

Si parte proprio da dove ci si era lasciati, ovvero dalla Palazzina della Viola. Armonioso esempio di architettura bentivolesca, ancora oggi immersa nel verde, il piccolo edificio ricorda i bucolici banchetti di una corte che nella natura trovava i suoi più alti valori. Al piano superiore, riprogettato verso la metà del XVI secolo, dialogano maestro e allievo: Innocenzo da Imola e Prospero Fontana, così diversi pur contemporanei; e giù, al pian terreno, isolato dagli altri due e quasi segreto, in un piccolo ambiente, l’outsider Amico Aspertini non smentisce la sua voglia di stupire con misteriosa eccentricità.


In quegli stessi anni un altro cantiere artistico sviluppava quello che sarebbe diventato il modello della pittura locale e non solo. A Palazzo Poggi sembra ancora di sentirli: Pellegrino Tibaldi, Nicolò dell’Abate e nuovamente il Fontana, mentre si confrontano e sperimentano le loro singolari maniere. La sontuosa dimora, così tanto desiderata dal cardinal Poggi, che qui ha lasciato traccia della sua cultura eterogenea, tornerà ad essere sviluppata in un secondo momento, all’inizio del ‘700, quando l’Accademia delle Scienze e delle Arti, troverà in essa il giusto spazio nel quale svilupparsi.
La Biblioteca e la Specola diventano così una moderna cattedrale col suo bel campanile: luoghi di una verità laica e rivoluzionaria, nei quali si insegnerà una nuova dottrina del sapere, seguita, tra gli altri, dalla stessa Università. In questo secondo percorso si avrà l’occasione di entrare anche negli uffici del Rettorato, che conservano ancora oggi i festanti tripudi del barocco settecentesco del Gandolfi e dello Zanotti, accostati ad una più limpida parafrasi classicista della galleria del Bianconi: decori, questi, di quello che un tempo era Palazzo Malvezzi Ca’ Grande.

E ancora il barocco, questa volta secentesco è il protagonista indiscusso del terzo Palazzo: Marescotti Brazzetti. Qui, il Monti, architetto di punta del periodo, sviluppa con audacia e fantasia nuovi magnifici spazi nei quali far confluire i grandi e festanti cortei del ‘600. Lo scalone, forse il più sorprendente di Bologna, riesce, pur in uno spazio ridotto, ad esprimere la sfrenata corsa delle cinquanta famiglie senatorie della città ad ammodernare le loro dimore e a renderle degne di un’epoca nella quale l’eccesso è diventato regola. Al piano nobile aspettano inoltre le sale affrescate dall’anziano Canuti e dagli allievi Rolli, in un trionfo concitato di suggestioni e svolazzi, alternate ai più pacati ambienti classicisti del Franceschini.

In ultimo, Palazzo Hercolani, il più giovane dei quattro edifici, conclude questa camminata attraverso i secoli. Un pantheon divino di statue neoclassiche del De Maria accompagna il visitatore dall’entrata fino alla loggia al piano nobile, attraverso il maestoso scalone affrescato dal Pedrini e dallo Zanotti. Tra sale trasognanti e mitologiche trova spazio un linguaggio più intimo ed esotico, quello delle due stanze cinesi, interamente rivestite di lacche e paesaggi lontani. Ma è al pian terreno che si trova il tesoro del palazzo: la splendida boschereccia che si apre e si confonde col giardino retrostante, dove i ruderi e la natura possono respirare nuovamente un’antica armonia.