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Un’avventura sotterranea per prepararsi alla vita nello spazio

Sei astronauti di cinque agenzie spaziali hanno partecipato al progetto di addestramento CAVES, promosso dall'Agenzia Spaziale Europea: un viaggio nelle grandi cavità della grotta di Lepa Jama, in Slovenia, realizzato grazie all'importante contributo di studiosi dell’Università di Bologna


La grotta di Lepa Jama dove si è svolta la missione di addestramento (Foto: ESA – A. Romeo)


Una settimana nelle profondità della terra per prepararsi alla vita nello spazio e all'esplorazione di mondi alieni. Sei astronauti di cinque diverse agenzie spaziali hanno esplorato e studiato le grandi cavità della grotta di Lepa Jama, in Slovenia, nel corso di una missione nell'ambito del progetto di addestramento CAVES, promosso dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Un viaggio sotterraneo che è stato realizzato grazie all'importante contributo di studiosi dell’Università di Bologna, a partire da Francesco Sauro, direttore tecnico del corso, e dal coordinatore scientifico Jo De Waele, entrambi attivi al Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali.

L’isolamento delle grotte insieme alle difficoltà e ai pericoli che si incontrano esplorandole permettono di ricreare da vicino le condizioni ambientali, psicologiche e logistiche di una missione spaziale: un ambiente ideale per sviluppare quelle capacità di comunicazione, lavoro di squadra e risoluzione dei problemi che sono fondamentali per la vita nello spazio. “La grotta di Lepa Jama è un labirinto di passaggi perlopiù inesplorati e ricchi di organismi che vivono solo in questi ambienti”, spiega Francesco Sauro. “Questa avventura permette agli astronauti di conoscere meglio se stessi, testando le proprie abilità, e di imparare dalla collaborazione con gli altri e dall'ambiente in cui si trovano”.

Gli astronauti hanno realizzato diversi esperimenti scientifici (Foto: ESA – A. Romeo)


Gli astronauti protagonisti della missione erano Alexander Gerst (ESA), Joe Acaba (NASA), Jeanette Epps (NASA), Nikolai Chub (Roscosmos), Josh Kutryk (Canadian Space Agency) e Takuya Onishi (JAXA). Con loro c'era un team di esperti speleologi e scienziati con il compito di guidarli nelle attività quotidiane e garantire la sicurezza della spedizione, mentre sulla superficie un centro di controllo missione monitorava costantemente le operazioni, anche grazie ad una mappa 3D della grotta generata grazie ai dati inviati dagli astronauti.

Oltre ad esplorare il reticolo di passaggi sotterranei in cui hanno vissuto per una settimana, gli astronauti hanno realizzato numerosi esperimenti scientifici. Hanno ad esempio analizzato l’ambiente sotterraneo alla ricerca di microplastiche: minuscoli frammenti di materia plastica che hanno ormai invaso gran parte del pianeta. E hanno analizzato l’acqua presente, cercando di ricostruirne il percorso all'interno del fitto sistema di cunicoli e passaggi sotterranei. Molti esperimenti sono poi stati dedicati alla ricerca e all'analisi delle forme di vita che abitano nella grotta: organismi con caratteristiche spesso uniche, capaci di sopravvivere in un’ambiente estremo, senza luce e con scarse risorse nutritive.

“Durante la missione, gli astronauti hanno analizzato sia l’acqua che il delicato clima della grotta, e hanno raccolto dati sulla vita biologica e microbiologica presente”, conferma Jo De Waele. “La ricerca di forme di vita è uno degli obiettivi centrali di queste attività di addestramento, e gli esperimenti legati all'analisi microbiologica e climatica sono molto simili a quelli che vengono realizzati nelle missioni spaziali”.


I sei astronauti protagonisti della missione (Foto: ESA – A. Romeo)


Coordinata dall'Università di Bologna, l’attività scientifica del progetto di addestramento CAVES coinvolge studiosi di diversi atenei e istituti di ricerca: ancora l’Università di Bologna, con Laura Tositti e Pietro Moroni del Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician”, ma anche il Karst Research Institute di Postojna (Slovenia), l’Università di Lubiana (Slovenia), l’Universidad de Almeria (Spagna), il Museo Nacional Ciencias Naturales di Madrid (Spagna) e l’Universidade de Evorà (Portogallo).