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Il primo rapporto di AlmaLaurea su laurea e imprenditorialità

Chi sono i laureati che scelgono di diventare imprenditori? Chi tra loro sceglie di fondare un’impresa e chi invece di acquisirne quote? Qual è l’impatto che le università hanno sull’economia locale e nazionale attraverso l’imprenditorialità dei laureati?


AlmaLaurea, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna e con Unioncamere, hanno realizzato il primo studio condotto a livello nazionale per mappare lo stato dell’arte delle iniziative imprenditoriali degli studenti universitari e dei laureati.

L'elaborazione copre un arco temporale di oltre 20 anni, utilizzando banche dati longitudinali consolidate e analizzando i dati di quasi 2,9 milioni di laureati tra il 2004 e il 2018, insieme ai dati delle 236.362 imprese fondate e delle 68.852 imprese di cui i laureati possiedono quote di capitale. Le informazioni sui laureati provengono dalla banca dati AlmaLaurea, mentre le caratteristiche delle imprese derivano dalla banca dati di Unioncamere e da quella di AIDA Bureau van Dijk, che raccoglie informazioni sulle società di capitale che operano in Italia.

Il rapporto "Laurea e Imprenditorialità 2020" ricostruisce infatti il contesto sociale, formativo e demografico non solo dei fondatori di impresa (7,1% dei laureati analizzati) ma anche dei joiner (2,3%), ossia di chi ha acquisito quote di capitale in un’impresa in un momento successivo alla sua fondazione. E un focus è dedicato all’ancor ridotto fenomeno dei fondatori seriali (15,1% dei fondatori), ossia dei laureati che hanno fondato più di un’impresa.

Gli uomini rappresentano il 53,9% dei fondatori mentre le donne il 46,1%. Tra i joiner gli uomini rappresentano il 51,3% e le donne il restante 48,7%. Nella popolazione di laureati le percentuali sono, rispettivamente, 40,1% e 59,9%. Ma pur essendoci tra i fondatori, meno laureate che laureati, va rilevato che le imprese femminili fondate da laureate sono superiori alla media nazionale (38% rispetto a 22,7%). "Nel veder confermata l'importanza decisiva della formazione per i nostri giovani e per il Paese - commenta a questo proposito Ivano Dionigi, presidente di AlmaLaurea - mi piace sottolineare, in questo contesto, l'affermazione significativa delle donne che fanno impresa.

Le imprese create dai laureati sono inoltre più vitali: mostrano un tasso di crescita e di sopravvivenza più alto, assumono forme giuridiche più complesse (ovvero società di capitale) e contribuiscono a creare opportunità di lavoro anche nelle aree del territorio italiano che vivono maggiori difficoltà economiche. Sul piano territoriale, infatti, il rapporto ha rilevato che, nel decennio 2009-2018, le imprese fondate dai laureati, rispetto al complesso delle imprese fondate in Italia, sono più diffuse al Sud (39,5% rispetto a 33,4%).

"Questo studio mostra per la prima volta il contributo fondamentale dei laureati imprenditori per l’economia italiana", dice Maurizio Sobrero, direttore del Dipartimento di Scienze Aziendali dell'Università di Bologna. "Sono giovani donne e giovani uomini che studiano e si muovono per creare lavoro. Investire senza se e senza ma nel diritto allo studio per aumentare la percentuale di laureati fa bene ai singoli e fa ancora meglio alla collettività". E il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, aggiunge: "Da questa ricerca emerge come la conoscenza e la formazione siano leve fondamentali per dare pari opportunità e ridurre i divari di ogni genere. E sono inoltre fattori, che nella situazione attuale, rendono le imprese più longeve e più forti".