Logo d'ateneo Unibo Magazine

Non ti lasceremo solo, Patrick: il grido della sua comunità

Un appello accorato al Presidente Mattarella da parte del Rettore Francesco Ubertini, del sindaco di Bologna Virginio Merola e del Governatore Stefano Bonaccini, che ha riunito le tante voci di studenti, docenti, personale delle Università, cittadini e sindaci che chiedono all'unisono giustizia e libertà per Patrick Zaki

Si è svolto l'evento organizzato dall'Università di Bologna "Libertà per Patrick Zaki" per presentare al presidente della Repubblica le voci della sua comunità universitaria e cittadina e l’insieme delle città italiane che, in modi diversi, hanno mostrato attenzione per Patrick sin dal primo giorno della sua detenzione.

Il Rettore Francesco Ubertini, il Sindaco Virginio Merola e il Governatore Stefano Bonaccini hanno aperto l'evento con degli interventi molto accorati, sottolineando l’importanza di consentire a Zaki di tornare a essere studente e cittadino della città che lui ama e che lo ha adottato.

Tre studenti hanno letto alcune delle mail che, da Bologna e dall’Italia, sono state inviate allo studente egiziano, mentre l’artista Gianluca Costantini ha disegnato un motivo grafico unendo gli studenti a Zaki, da lui evocato attraverso la sagoma che ormai è l’icona della sua situazione di prigioniero. Tante associazioni e istituzioni del Paese e del mondo intero, inoltre, si sono uniti all'Alma Mater con grande impegno, tra cui Amnesty Interntional, Articolo21, Gofair e InOltre.

Il Rettore Francesco Ubertini ha detto:

"Patrick è un giovane coraggioso, leale e forte, ma abbiamo paura che questi lunghi mesi di detenzione, di profonda incertezza e pericolo per la sua salute, accentuate dalla pandemia, rendano la sua condizione ancora più drammatica.

Oggi sono qui con noi tanti sindaci italiani che ringrazio, a significare che Patrick non è più soltanto un cittadino dell'Alma Mater e di Bologna. E' un giovane uomo che il nostro intero paese riconosce quale esempio di impegno morale e civile. Patrick è oggi cittadino onorario di innumerevoli città perché testimonianza di quanto siano fondamentali il desiderio di conoscenza e l'amore per quello spirito critico che è vero motore di cambiamento e abbattimento di ciechi assolutismi.

Alla scelta di Patrick dell'Italia come luogo di conoscenza hanno risposto le città che oggi sono qui insieme a noi, rappresentate dai loro primi cittadini. La loro presenza ci spinge a chiedere a lei, Presidente, di ascoltare le voci di studentesse e studenti, docenti, personale delle Università, delle cittadine e dei cittadini, delle sindache e dei sindaci che chiedono all'unisono giustizia e libertà per Patrick.

Patrick ha diritto di tornare in Italia, in un paese che lo ama e ne ha adottato la forza, il coraggio, l'entusiasmo per lo studio. Ha soprattutto diritto di tornare libero, alla sua vita, ai suoi affetti Non ti lasceremo solo, Patrick.

Diritti umani, culturali e civili esigono oggi più che mai la tua liberazione e quella di tutti gli studenti che, nel mondo, sono privati della loro libertà di pensiero".

Il 7 febbraio 2020, Patrick George Michael Zaki Soliman è stato arrestato all’aeroporto del Cairo, mentre stava tornando a casa per un breve periodo di pausa prima di iniziare il suo secondo semestre di studi all’Università di Bologna, dove si era iscritto al Master europeo GEMMA in Studi di genere e delle donne. Patrick era arrivato in Italia nel settembre 2019 grazie a una prestigiosa borsa di studio Erasmus Mundus, ottenuta dopo un rigoroso processo di selezione. Nei mesi trascorsi nelle aule dell'Alma Mater, Patrick ha condiviso con la comunità studentesca desiderio di conoscenza e impegno per formarsi in una direzione di scambio interculturale senza mai dimenticare la difesa dei diritti della persona, l'inclusione e il rispetto delle diversità come fonte di ricchezza umana, sociale e culturale. Da un anno Zaki è in stato di detenzione.

Ha compiuto i suoi 29 anni in carcere, è stato un compleanno ben triste. Dal carcere di Tora, dove si trova, continua ad aspettare, tra ripetuti rinvii di udienze e rinnovi di custodia cautelare.
Il suo profondo impegno morale traspare da molti messaggi che lui manda dal carcere egiziano: “Fate sapere a tutti che sono qui perché sono un difensore dei diritti umani e non per qualsiasi altra ragione inventata”.
Il suo impegno per i diritti civili, per la libertà di pensiero, la sua attenzione verso i gruppi più marginalizzati, meno ascoltati e non riconosciuti, è per noi motivo di orgoglio ed esempio di coraggio e di resilienza. Le sue lettere dal carcere testimoniano forza e generosità verso gli altri a cui si rivolge con grande affetto e per i quali si preoccupa con premurosa attenzione, ma esprimono anche sconforto per la sua vita spezzata, per gli studi interrotti

Fatemi uscire il prima possibile da qui, voglio tornare all’università a studiare” ha scritto in una delle sue prime lettere, “Mi mancano casa, famiglia, gli amici, gli studi” e “Vorrei che tutto questo finisse e vorrei tornare ai miei studi”.