Il cervello è in grado di controllare e modulare la risposta infiammatoria indotta da diversi tipi di infezioni, sia batteriche che virali. A confermalo è uno studio pubblicato sulla rivista Brain Behavior and Immunity e coordinato da studiosi dell’Università di Bologna.
Il gruppo di ricerca è riuscito a dimostrare per la prima volta nei topi che alcuni nervi periferici, chiamati nervi splancnici simpatici, si attivano in risposta ad un’infezione e contribuiscono ad inibire in modo rilevante la risposta infiammatoria. I risultati ottenuti aprono interessanti prospettive per lo studio dell’azione antinfiammatoria in infezioni provocate da virus o batteri, o anche durate la sepsi, una delle principali cause di morte al mondo tra i ricoverati nelle unità di terapia intensiva.
"Quando si sviluppa un'infezione, virale o batterica, la prima risposta del sistema immunitario è quella di sviluppare un'infiammazione: una reazione fondamentale per combattere ed eventualmente sconfiggere la malattia", spiega Alessandra Occhinegro, dottoranda al Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell'Università di Bologna e prima autrice dello studio. "L’infiammazione può però anche essere pericolosa: se generalizzata può creare danni ai tessuti e in casi estremi – ad esempio nell'infezione da coronavirus SARS-CoV-2 – può portare alla morte".
Per limitare la pericolosità di un’infiammazione sistemica, il sistema nervoso attiva così un “riflesso infiammatorio”, che agisce però attraverso meccanismi ancora poco chiari. Gli studiosi hanno ora dimostrato che nei topi sono in particolare i nervi splancnici – dei grossi nervi periferici che contribuiscono ad innervare gli organi addominali – ad avere un ruolo rilevante in questo processo. Lo stesso gruppo di ricerca aveva già dimostrato l’esistenza di questo meccanismo anche nei ratti e nelle pecore.
“Quello che abbiamo individuato è un meccanismo biologico fondamentale, condiviso tra specie diverse e conservato quindi nei processi evolutivi, con ogni probabilità perché la capacità di modulazione dell’infiammazione porta dei vantaggi per la sopravvivenza”, spiega Davide Martelli, ricercatore dell’Università di Bologna che ha coordinato lo studio. “Non conosciamo ancora nel dettaglio tutte le sue caratteristiche, ma sappiamo da altri studi che la sua azione è potente: riuscire a disattivare questo meccanismo potrebbe rivelarsi molto efficace per favorire il sistema immunitario nella lotta contro infezioni sistemiche”.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Brain Behavior and Immunity con il titolo “The endogenous inflammatory reflex inhibits the inflammatory response to different immune challenges in mice”. Per l’Università di Bologna hanno partecipato Alessandra Occhinegro e Davide Martelli del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie. La ricerca è stata realizzata presso il Florey Institute of Neuroscience and Mental Health dell’Università di Melbourne (Australia).