Nata come prima start-up accreditata dall’Università di Bologna, Cubbit è oggi una realtà in grado di attrarre 7 milioni di euro di finanziamenti, di cui 3,5 milioni in aumento di capitale, 2,4 milioni in strumenti finanziari partecipativi (SFP) e 1,1 milioni in debito. Techstars e Primo Ventures reinvestono nell’azienda, ed entrano in società il Fondo Digitech – Azimut Libera Impresa, CDP Venture Capital Sgr, GELLIFY, i soci di IAG (Italian Angels for Growth), il Family Office di Massimo Prelz Oltramonti.
Cubbit, partner del progetto Europeo Gaia-X, è una startup italiana “deep tech” che sta contribuendo a costruire il Web 3.0 - ovvero l’internet del futuro - basato sulla combinazione tra tecnologie centralizzate attualmente esistenti e nuove tecnologie distribuite. Nata nel 2016 dall’intuizione di quattro studenti dell’Alma Mater – il CTO Marco Moschettini, Stefano Onofri e Alessandro Cillario, entrambi co-CEO, e Lorenzo Posani, PhD - Cubbit non utilizza data center fisici: abilita, invece, data center distribuiti in grado di connettere le risorse internet già presenti nelle case e nelle aziende.
Il suo software consente di trasformare qualsiasi dispositivo (server, computer, router, dispositivi IoT, etc.) in uno dei nodi della rete Cubbit. In alternativa, per accedere al servizio è possibile collegare una Cubbit Cell, dispositivo proprietario plug and play. I dati salvati nel cloud distribuito di Cubbit vengono ridondati, cifrati, e dislocati in modo ottimizzato sulla rete. Alla distribuzione dei dati viene inoltre applicata una tecnologia di cifratura zero-knowledge: questo significa che Cubbit stessa, che agisce da cloud provider, non può accedere ai contenuti degli utenti. L’infrastruttura distribuita di Cubbit, inoltre, permette di evitare fino a 40.000kg di emissioni CO2 all’anno per ogni Petabyte salvato rispetto a un data center tradizionale.