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I terremoti silenziosi e le loro conseguenze sismiche

Un gruppo di studiosi ha realizzato la prima analisi sistematica degli “eventi di scivolamento lento”, identificando le possibili correlazioni con l’emergere di eventi sismici


Tecnicamente si chiamano “eventi di scivolamento lento” (slow slip events): sono delle fratture della crosta terrestre che si propagano molto lentamente, senza generare onde sismiche. In poche parole, dei terremoti silenziosi.

Si registrano in molte regioni dove le placche tettoniche si scontrano e scivolano, in particolare attorno al Giappone, alla Nuova Zelanda e nel Centro e Nord America, ma anche vicino a grandi vulcani come l’Etna. Di per sé, non creano problemi in superficie perché non causano tremori, ma la loro azione può in alcuni casi generare eventi sismici e terremoti nelle aree vicine.

In un articolo pubblicato su Science Advances, un gruppo di ricercatori ha ora presentato la prima analisi sistematica di questo tipo di eventi, analizzandone tipologie e caratteristiche con l’obiettivo di comprendere meglio i meccanismi fisici che li provocano.

“Le zone di faglia dove si verificano eventi di scivolamento lento fanno registrare anche altre forme di rilascio di energia sismica come, ad esempio, sciami sismici o gruppi di terremoti a bassa o bassissima frequenza”, spiega Eleonora Rivalta, professoressa al Dipartimento di Fisica e Astronomia "Augusto Righi" dell’Università di Bologna, tra gli autori dello studio. “Questi fenomeni sismici sono correlati sia dal punto di vista spaziale che temporale con gli slow slip sottostanti e i dati suggeriscono che la loro intensità dipende dal tasso di deformazione imposto proprio dall’azione degli eventi di scivolamento lento”.

Raccogliendo e sistematizzando dati provenienti da molte aree del pianeta, gli studiosi sono ora riusciti a creare un ampio catalogo di eventi di scivolamento lento avvenuti in passato, sia sismici che asismici. In questo modo è stato possibile stabilire correlazioni tra le caratteristiche di ogni singolo slow slip, l’ampiezza e durata delle attività sismiche generate e le loro conseguenze, sia dirette che a lungo termine.

I risultati ottenuti sono quindi un passo avanti per comprendere meglio i processi alla base degli eventi di scivolamento lento e dei tremori sismici correlati, e possono essere utilizzati per mettere a punto modelli di previsione dei cambiamenti e dei pericoli associati a questi fenomeni.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science Advances con il titolo “The source scaling and seismic productivity of slow slip transients”. Gli autori sono Luigi Passarelli (KAUST, Università di Ginevra), Paul Antony Selvadurai (ETH Zürich), Sigurjón Jónsson (KAUST) e, per l’Università di Bologna, Eleonora Rivalta, professoressa al Dipartimento di Fisica e Astronomia "Augusto Righi".