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La citizen science aiuta il turismo sostenibile

I turisti che partecipano in programmi scientifici di educazione ambientale mantengono, anche ad anni di distanza, una forte motivazione verso comportamenti e scelte sostenibili: un esito che può portare a diffondere sempre più questo tipo di attività nell’ambito delle normali attività turistiche e ricreative


La diffusione della citizen science può favorire un turismo più sostenibile. Un’indagine realizzata da studiosi dell’Università di Bologna e pubblicata sulla rivista Frontiers in Marine Science mostra per la prima volta come i turisti coinvolti in programmi scientifici di educazione ambientale acquisiscono, durante queste attività, un’attenzione alla sostenibilità che resta invariata anche a distanza di anni.

Lo studio è nato come prosecuzione del progetto di citizen science Scuba Tourism for the Environment (STE), che tra il 2007 e il 2015 ha coinvolto oltre 16.000 turisti nella raccolta di dati sullo stato della biodiversità della barriera corallina nel Mar Rosso: dagli esiti della nuova indagine emerge ora l’effetto positivo a lungo termine della partecipazione a questo tipo di programmi scientifici.

“Da un punto di vista educativo, i risultati ottenuti sono molto rilevanti perché indicano che queste attività sensibilizzano in modo duraturo i turisti, i quali potrebbero quindi scegliere consapevolmente di adottare comportamenti sostenibili per l’ambiente anche nella vita di tutti i giorni”, spiega Stefano Goffredo, professore al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, che ha coordinato lo studio. “Inoltre, alti livelli di soddisfazione e motivazione dei turisti nei confronti del programma di educazione garantiscono che la consapevolezza ambientale acquisita venga meglio mantenuta nel tempo”.

La citizen science è una pratica sempre più diffusa che prevede il coinvolgimento dei cittadini nella ricerca scientifica, in particolare facendoli partecipi della fase di raccolta dati, ma anche condividendo con loro risultati e riflessioni. Oltre ai vantaggi per gli studi scientifici realizzati, questa pratica permette quindi di aumentare nei cittadini che partecipano la conoscenza e la consapevolezza dei temi trattati. Non a caso – guardando ai temi ambientali – la Commissione Europea ha inserito la citizen science al centro delle politiche di sviluppo sostenibile per il prossimo decennio, come importante strumento di ricerca che permette di collegare scienza e società.

Il Marine Science Group dell’Università di Bologna porta avanti da più di vent'anni progetti di citizen science, che finora hanno coinvolto decine di migliaia di turisti volontari, per il monitoraggio degli organismi marini: dai cavallucci di mare del Mediterraneo ai coralli del Mar Rosso, fino al recente programma Sentinelle del Mare, pensato per il controllo della biodiversità marina delle coste italiane.

Uno studio realizzato in passato sugli esiti a breve termine di uno di questi progetti – Scuba Tourism for the Environment (STE) – aveva mostrato che i turisti coinvolti acquisiscono una maggiore consapevolezza dell’impatto dell’uomo sull’ambiente e una maggiore propensione ad adottare comportamenti sostenibili. Ma quanto sono duraturi questi effetti positivi?

Per scoprirlo, gli studiosi sono tornati ad interpellare, a tre anni di distanza gli stessi turisti che avevano partecipato all’iniziativa, che comprendeva lezioni settimanali di biologia marina, escursioni giornaliere di snorkeling e immersioni subacquee per monitorare la barriera corallina e gli organismi marini del Mar Rosso. Ottenendo risultati molto incoraggianti: i dati raccolti mostrano infatti che anche a distanza di anni, i partecipanti restano molto soddisfatti dell’esperienza fatta, mantenendo un alto livello di sensibilità rispetto ai temi ambientali e una forte motivazione verso comportamenti e scelte sostenibili.

La citizen science – suggeriscono gli studiosi – può essere insomma un valido strumento per promuovere l'educazione ambientale non solo in contesti urbani, ma anche all’interno delle strutture ricettive. Un elemento, questo, di grande interesse per gli sviluppi del settore turistico, che oltre ad essere un’importante risorsa economica e di sviluppo è anche spesso un potenziale pericolo per l’equilibrio degli ecosistemi e per la conservazione della biodiversità.

“I risultati che abbiamo ottenuto mostrano con chiarezza quanto la citizen science possa rivelarsi uno strumento utile per promuovere l’educazione ambientale, con effetti a lungo termine, ed evidenzia l’importanza di sviluppare questo tipo di programmi a livello globale nell’ambito delle normali attività turistiche e ricreative”, sottolinea Goffredo. “Avere turisti contenti e attenti all’ambiente può infatti stimolare i tour operator a scegliere di valorizzare queste attività, inserendole tra i loro servizi, così da renderle accessibili a tutti e contribuire in modo concreto alla diffusione di un turismo più sostenibile”.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Frontiers in Marine Science con il titolo “Environmental Awareness Gained During a Citizen Science Project in Touristic Resorts Is Maintained After 3 Years Since Participation”. Hanno partecipato ricercatori del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, della University of Oxford (Regno Unito), della University of St. Andrews (Regno Unito) e del Fano Marine Center – Centro di ricerca sulla Biodiversità, le risorse e le biotecnologie marine. La ricerca è stata svolta nell’ambito delle attività del dottorato internazionale dell’Università di Bologna, in collaborazione con il CNR, FishMed-PhD.