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L'IRCCS Policlinico di Sant'Orsola diventa Centro nazionale per il Trapianto di Microbiota Intestinale

È uno dei quattro centri di questo tipo presenti in Italia. Già realizzati i primi tre interventi. E si pensa alla costituzione di una biobanca per consentire il trapianti di microbiota personalizzati


Il Policlinico di Sant’Orsola IRCCS è stato riconosciuto dal Ministero della Salute come Centro di riferimento per il programma nazionale di Trapianto di Microbiota Intestinale, ovvero di quelle comunità microbiche - batteri, miceti e virus - che assieme vivono nel nostro intestino. Il Sant’Orsola diventa così uno dei 4 centri in tutto il paese assieme a Policlinico Gemelli, Careggi e Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa, per la pratica e lo studio di questa innovativa frontiera della medicina.

Il Sant'Orsola è il primo ospedale pubblico ad avere già effettuato il trapianto: i primi tre interventi di questo tipo sono stati eseguiti nella giornata di ieri, 30 giugno, e hanno coinvolto tre uomini di 40, 50 e 60 anni. Per due di loro, gli uomini di 40 e 50 anni, il trapianto di microbiota rappresenta la speranza di poter risolvere una pouchite cronica (una malattia infiammatoria che colpisce il colon e il retto) e potere così evitare una ileostomia definitiva. Per il terzo paziente, di 60 anni, il trapianto di microbiota, invece, si è reso necessario per contrastare un batterio resistente agli antibiotici, il Clostridium difficile, che se non curato avrebbe potuto portare anche alla morte del paziente.

Obiettivo generale del Centro per il programma nazionale di Trapianto di Microbiota Intestinale è infatti fornire il trapianto di microbiota, che si ottiene dalla lavorazione delle feci di un donatore sano, con lo scopo di ridurre la morbidità e mortalità dell’infezione da Clostridium difficile, che a 30 giorni dal ricovero è pari al 19% ed è massima tra i ricoverati in area intensiva dove raggiunge un valore del 29%.

Il trapianto di microbiota è consentito, attualmente, per la cura appunto del Clostridium e per altri rari casi per i quali è chiesta l’approvazione del Comitato Etico, ma un numero sempre maggiore di evidenze scientifiche indica che il microbiota intestinale può aiutare a contrastare stati infiammatori e de-regolazione immunitaria, aumentando l’efficacia di cure e terapie in innumerevoli contesti.

Tra queste possibilità ci sono ad esempio la riduzione del resistoma (il carico di geni conferenti antibiotico-resistenza) e delle setticemie correlate, oppure il trattamento di patologie gastroenterologiche come colite ulcerosa e pouchite cronica, morbo di Crohn, sindrome dell’intestino colon irritabile ed epatologiche come la encefalopatia epatica. Inoltre, il trapianto di microbiota potrebbe rivelarsi utile per il trattamento di disordini del metabolismo come obesità, diabete di tipo 2, insulino-resistenza, di malattie neurologiche come sclerosi multipla e sclerosi laterale amiotrofica, morbo di Parkinson, epilessia, disturbi bipolari e disturbi dello spettro autistico, ed anche di malattie del sistema immunitario e oncologiche come melanoma metastatico refrattario all'immunoterapia, graft-versus-host disease (trapianto di midollo nella leucemia mieloide acuta, trapianto di fegato), artrite reumatoide.

Guardando al futuro, un trapianto di microbiota sarà tanto più efficace quanto più sarà “personalizzato”. In questo scenario, un’importante attività sarà quindi selezionare “super-donatori” sani, identificati in base ai loro specifici profili del microbiota intestinale, per la costituzione di una biobanca che possa consentire il trapianto di microbiota personalizzato, tenendo conto del profilo della disbiosi presentata dal paziente.

L’identificazione dei profili specifici di microbiota è possibile attraverso tecniche metagenomiche di sequenziamento massivo realizzabili grazie ad un sequenziatore del valore di 100.000 euro acquisito specificatamente per il centro del Sant’Orsola e donato a questo scopo da IMA Group. Infine, la disponibilità di una biobanca selezionata e profondamente caratterizzata a livello di microbiota, consentirà anche di studiare l’efficacia del trapianto in altre patologie.

Lo sviluppo della biobanca prevede la raccolta di campioni di microbiota provenienti da diverse strutture del Policlinico e comprendenti varie condizioni clinico-patologiche che abbraccino tutto l’arco della vita dall’epoca prenatale all’età geriatrica. La biobanca comporta l’analisi dei “big data” della ricerca biomolecolare connessa al microbiota nelle diverse condizioni cliniche, in collaborazione con l’impresa comune europea per il calcolo ad alte prestazioni (EuroHPC) all’interno del programma Europa digitale dell’Unione Europea.

Il nuovo traguardo del Sant'Orsola è stato presentato oggi in conferenza stampa da prof. Giovanni Barbara, responsabile del trapianto (Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche), Giuliano Barigazzi, presidente della Conferenza territoriale sociale e sanitaria metropolitana, Raffaele Donini, assessore regionale alle Politiche per la Salute, Chiara Gibertoni, direttore generale del Policlinico di Sant’Orsola IRCCS,  prof. Gilberto Poggioli, direttore del dipartimento delle Malattie digestive, epatiche ed endocrino metaboliche (Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche),  prof. Vincenzo Stanghellini, direttore Medicina interna, responsabile del Centro (Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche), Antonino Rotolo, prorettore alla Ricerca dell'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna. Presente anche il rettore eletto, prof. Giovanni Molari.