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Ultimate frisbee. Il Cus Bologna nelle scuole per raccontare lo sport

Una ventina di classi tra scuole medie e superiori per un totale di oltre cinquecento giovani coinvolti in una serie di lezioni e dimostrazioni online con gli istruttori dell'Alma Mater


L'ultimate frisbee, disciplina che sta prendendo sempre più piede in Italia, ha in Bologna e in particolare nel Cusb una delle sue roccaforti. Svariati scudetti, tre Champions League (nessun altro club in Italia vanta il palmares nazionale e internazionale del Cus Bologna), molti riconoscimenti individuali agli atleti, a testimonianza di una tradizione solida e in costante sviluppo.

Il Covid e la pandemia possono aver fermato la conquista di titoli - ma solo perché le manifestazioni sono state tutte annullate -, ma non hanno rallentato l’attività dei ragazzi che, con quei dischi, sognano e diventano grandi. Non ci sono manifestazioni? Il Cus Bologna, di comune accordo con l’Ufficio Scolastico Regionale per l'Emilia-Romagna che ha curato e promosso il progetto, si è reso disponibile per dare vita a lezioni a distanza. Per raccontare il fascino del frisbee. Per scoprire quei personaggi che stanno facendo la storia di questo sport. Ragazzi di Bologna che riescono a coniugare, nel migliore dei modi, l’attività sportiva con quella accademica

Così, anche in zona rossa, anche senza la possibilità di mostrare, “in presenza” come si dice ora, il lancio di un disco, ecco le lezioni che hanno coinvolto una ventina di classi tra scuole medie e superiori. Più di cinquecento giovani che, connettendosi online, hanno potuto scoprire tutti i segreti di questa affascinante disciplina.

Gli istruttori del Cus, tutti ragazzi qualificati e di provata esperienza, per qualche ora si sono tolti le vesti di tecnici, indossando quelle di giocatori e campioni. Per raccontare le loro esperienze. Per spiegare come hanno avvicinato il frisbee o come sono stati conquistati da una disciplina che non prevede la presenza di arbitri, perché sono le squadre stesse a stabilire cosa sia accaduto in campo.

Uno sport che si gioca all’aria aperta (ma anche all’interno) e che cementa lo spirito di gruppo. Il Cus Bologna ha così messo a disposizione i suoi campioni: Gaia Pancotti che ha conquistato due Champions; Riccardo Venturoli, Edoardo Trombetti e Gabriele Spisso che, nel loro palmares, hanno la prima Champions italiana (maschile) di tutti i tempi; Giovanni Santucci che, alla Champions, unisce l’attività di allenatore della nazionale italiana giovanile; Arturo Laffi che insieme con la Champions vanta un secondo posto ottenuto ai mondiali con la nazionale under 24 e Davide Morri, il pioniere di questo sport, che ha vinto una Champions e che, ai recenti mondiali, è risultato il miglior atleta.

Lezioni e dimostrazioni. Ma soprattutto racconti. Che riguardano non solo il frisbee, ma anche l’alimentazione, il riposo, la frequenza degli allenamenti. Racconti con il sorriso sulle labbra, per conquistare i ragazzi e dimostrare che un frisbee può diventare uno strumento efficace per comunicare e interagire con gli amici.

Soddisfatto il personale dell’Ufficio Scolastico Regionale, da Luana Vittuari ad Alessandra Vicinelli, coordinatrice del progetto. “L’intento - dicono in coro - era quello di promuovere lo sport. Anzi, più sport, e di contrastare quel fenomeno che viene ribattezzato come abbandono giovanile. Come ufficio scolastico abbiamo agito come tramite, mettendo in collegamento scuole medie e superiori con atleti di alto livello. Lo spirito era anche quello di mostrare ai nostri ragazzi che l’attività scolastica può andare di pari passo con una pratica sportiva di alto livello. Sono necessari un po’ di sacrifici e di organizzazione, ma si può fare. In un’epoca in cui, causa lockdown, ci sono state diverse chiusure, volevamo riportare lo sport all’interno delle scuole. Trasmettere fiducia”.

Anche perché in età scolastica, almeno così dicono le statistiche, da un lato ci sono gli studenti agonisti e dall’altro chi, non attratto dall’agonismo, spesso accantona definitivamente l’attività sportiva. Una scelta che finisce per incidere sia sulla salute sia sulla qualità dei rapporti. “Volevamo far conoscere più sport - raccontano Luana Vittuari e Alessandra Vicinelli - e mandare un messaggio di fiducia. In attesa che, una volta tornati in presenza, i ragazzi possano sperimentare direttamente la bellezza di alcune discipline. Dopo aver sentito i racconti e le testimonianze di chi ha saputo diventare anche un campione”.

Edoardo Trombetti, 28 anni, è un giocatore del Cus Bologna nonché il responsabile dei rapporti con l’Ufficio Scolastico. “Eravamo abituati in passato - racconta Edoardo - a raccogliere migliaia di giovani. Il Covid ha rallentato l’attività, ma non ci siamo fermati. E abbiamo colto l’occasione, grazie all’Ufficio Scolastico, per incontrare le classi. Sono state più di venti lezioni di un’ora, un’ora e mezzo l’una. I ragazzi collegati hanno potuto interagire con i campioni. Il risultato è stato centrato: lo abbiamo visto perché gli studenti non hanno assistito passivamente, ma hanno interagito, fatto domande. Noi, dal canto nostro, abbiamo potuto spiegare l’importanza dell’alimentazione. L’impegno e il sacrificio che vanno messi in preventivo se si vogliono raggiungere determinati risultati. Ma anche l’aspetto sociale che regala lo sport. La possibilità di fare amicizia, di confrontarsi, di ridere e scherzare. Dei benefici che porta questa disciplina. In questo modo, forse, abbiamo gettato le basi per costruire i campioni di domani. Sicuramente abbiamo creato le premesse perché, una volta superato questo momento legato alla pandemia, tanti giovani comincino a frequentare il campo, giocando a ultimate frisbee”.

Gaia Pancotti ha 22 anni ed è iscritta all’ultimo anno della triennale di Scienze Motorie. A luglio dovrebbe laurearsi e poi iniziare la sua esperienza accademica con la magistrale. “È stata una bella esperienza - sottolinea - perché abbiamo visto ragazzi molto interessati che ci hanno rivolto tante domande. È stato anche gratificante essere considerata un punto di riferimento”. Gaia, che oltre a essere un’atleta è anche un’istruttrice e un tecnico, ha dovuto rispondere a decine di quesiti. “Le domande più ricorrenti? Da quanto tempo giochi? Cosa ti ha spinto a intraprendere questa avventura? Qual è il tuo lancio preferito?”. Ma i ragazzi sono andati oltre, chiedendo lumi sulla scelta universitaria - e se c’è un rapporto tra Scienze Motorie e un’attività sportiva intensa -: Gaia è proprio soddisfatta. “Abbiamo illustrato anche qualche lancio. Siamo abituati bene perché, negli anni scorsi, in presenza e all’aperto, abbiamo potuto incontrare più giovani. E in presenza, forse, riusciamo a coinvolgerli ancora di più. Ma sono tanti quelli che hanno chiuso le lezioni con volti convinti. In attesa che la pandemia ci lasci di nuovo lavorare all’aperto e in presenza è stato il modo migliore e più immediato per diffondere la pratica dell’ultimate”.