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Ruolo della scienza nel mitigare gli effetti della crisi climatica sulla produzione cerealicola

Un convegno organizzato dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari, all'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna, ha evidenziato come la ricerca possa alleviare gli effetti negativi dei cambiamenti ambientali sulla produzione primaria dei cereali che sono alla base dell'alimentazione e della sicurezza alimentare globale

Si è svolto qualche settimana fa, all'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna, il convegno "AAA – Produzione primaria di cereali cercasi", organizzato dal prof. Roberto Tuberosa e dal prof. Silvio Salvi del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari - DISTAL dell'Alma Mater, per mettere in luce il ruolo della ricerca capace di alleviare gli effetti negativi dei cambiamenti ambientali sulla produzione primaria dei cereali che sono alla base dell'alimentazione e della sicurezza alimentare globale, come palesemente evidenziato dalle nefaste conseguenze del conflitto Russia-Ucraina in atto per la disponibilità del grano.

Russia e Ucraina contribuiscono in modo rilevante alla produzione di grano e mais come evidenziato dal prof. Davide Viaggi, economista del DISTAL. L’Italia importa il 5% del frumento ed il 15% del mais dall’Ucraina ma è fortemente deficitaria per l’autosufficienza produttiva di frumento tenero (- 65%), frumento duro (-40%) e mais (-70%), con le ovvie conseguenze negative.

Matteo Ruggeri, agronomo di Horta srl, ha parlato delle nuove tecniche agronomiche sviluppate sulla base delle applicazioni dei droni, modellistica e dell’intelligenza artificiale consentono una “Agricoltura 4.0” ed un più efficiente uso dell’acqua e dei fertilizzanti, la cui sintesi chimica avviene prevalentemente in Ucraina, e che produce il 70% dei gas serra emessidall’agricoltura. Silvio Salvi, genetista dell'Università di Bologna, ha evidenziato come le ricerche condotte presso il laboratorio di genomica del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari abbiano identificato i geni che controllano le dimensioni e/o l’approfondimento delle radici in frumento, orzo e mais. Nel caso dell’orzo è stato inoltre dimostrato come l’uso dell’editing del DNA del gene in oggetto ne possa alterare l’effetto e quindi fornire opportunità per selezionare nuove varietà più resistenti alla siccità e che richiedano un minor quantitativo di concimi azotati, con possibili vantaggi in termini di produzione primaria, reddito dell’agricoltore, costi per il consumatore ed impatto sull’ambiente. Valeria Terzi (CREA di Fiorenzuola d’Arda) ha infine presentato il successo del programma di miglioramento genetico dell’orzo realizzato dal CREA, presso cui si sta applicando l’editing del DNA per ottenere piante di orzo più resilienti ed efficienti nell’uso di acqua e fertilizzanti azotati.

La tavola rotonda moderata da Francesco Bartolozzi, giornalista di Terra e Vita è stata aperta dell’intervento di Paolo de Castro, Europarlamentare, che ha sottolineato l’importanza di adottare l’editing del DNA delle piante, auspicandone la loro coltivazione - ora non consentita in quanto le piante “editate” sono omologate per legge alle piante OGM - per una agricoltura più resiliente, produttiva ed ecosostenibile. Sono poi seguiti gli interventi di Silvia Giuliani (Assosementi), Marco Caliceti (Confagricoltura) e Stefania Masci (Università della Tuscia) che hanno sottolineato l’importanza di incrementare la produzione primaria dei cereali tramite una ricerca che utilizzi l’editing per comprendere la funzione dei geni che influenzano la produzione primaria e che forniscano all’industria sementiera ed all’agricoltore le piante mutate tramite editing del DNA.

In chiusura, il prof. Roberto Tuberosa ha richiamato l’immagine del volantino dell’iniziativa in cui il filo spinato rappresenta la doppia elica del DNA come metafora, purtroppo attuale, del divieto di coltivazione dei cereali con genoma editato e delle nefaste conseguenze sulla disponibilità del frumento a livello globale con tutto ciò che ne consegue. E’ stato inoltre ricordato che la nostra civiltà ed agricoltura, sviluppatesi nel Neolitico, sono state rese possibili grazie ad una unica mutazione che impedisce la frammentazione della spiga matura del grano.

L’auspicio è che il rafforzamento della ricerca agronomica e genetica dei cereali grazie ai fondi elargiti dal PNRR possa contribuire a mitigare gli effetti preoccupanti di questa “tempesta perfetta” innescata dalla “crisi ambientale”, per contribuire ad aumentare la produzione primaria dei cereali e diminuire quindi la dipendenza agroalimentare dell’Italia dall’estero.