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Judo. La sfida di Betty Vuk

Studentessa di Scienze politiche, sarà a Sarajevo per partecipare all'European Judo Championships under 23. Un percorso tra studio e sport grazie al programma "dual career"

Un titolo italiano nel judo conquistato nei mesi scorsi a Cassino, in occasione dei Campionati Nazionali Universitari, nella categoria 78 chili. Betty Vuk, 22 anni, è una ragazza che fa parte del Dojo Equipe del presidente Fabio Fabbroni ed, essendo anche studentessa Unibo, non può che essere uno dei punti fermi dell’eccellenza del Cus Bologna.


Friulana di Tolmezzo, dove è nata il 7 luglio 2000, Betty nel fine settimana sarà protagonista a Sarajevo, in Bosnia-Erzegovina, in occasione dell'European Judo Championships under 23.

"Sono a Bologna dal 2019", racconta. "Sono venuta qua per studiare Scienze Politiche. Ormai sono in dirittura d’arrivo. Ho già la tesi e il suo titolo, 'La violenza nel mondo dello sport', che vorrei discutere quanto prima".

Anche Betty, come altri atleti di vertice dell’Alma Mater Studiorum, fa parte del programma "dual career".

"È un progetto non solo interessante, ma anche utile. Mi ha permesso di seguire alcuni seminari che mi sono valsi dei crediti formativi. Poi offre la possibilità di concordare le date degli esami, per evitare che, questi, coincidano con i momenti in cui ci sono le gare o magari c'è un raduno della Nazionale. A Scienze Politiche non c’è l’obbligo della frequenza. E questo aiuta. Ma il programma dual career è davvero qualcosa che offre qualcosa di più per chi pratica sport ad alto livello".

Per lei due titoli under 21 tra il 2018 e il 2019. Poi… "Poi c’è stato il Covid - racconta Betty - che ha segnato una sorta di spartiacque. Ho ottenuto il terzo posto agli assoluti, ma l’attività è diminuita".

Terza a Malaga, recentemente, Betty - che viene allenata da Paolo Natale - è pronta per la prova di Sarajevo. "Sarò l’unica italiana di quella categoria", commenta. "Gli impegni internazionali, dopo il Covid, si sono un po' diradati. Anche perché i costi, tra tamponi e procedure, sono aumentati".

A Sarajevo, per confermarsi, con un sogno olimpico nel cassetto. "Per ora è solo un sogno, perché ci sono altre due ragazze, che fanno parte di gruppi sportivi militari, che possono interpretare il judo come professioniste. Ma non mi lamento. Ci provo. E in ogni caso le Olimpiadi sono l’obiettivo massimo per chi, come me, pratica questo tipo di disciplina".

Sarajevo dietro l’angolo, sognando Parigi e i successivi Giochi. Ma da grande cosa farà Betty?

"Sto ancora cercando di capire", dice sorridendo. "Mi piacerebbe rimanere nel mondo del mio sport. Ma non vorrei nemmeno trascurare i miei studi che vorrei mettere a frutto".

Visto il talento, la passione e la determinazione con cui lotta sul tatami, Betty Vuk troverà la giusta sintesi tra sport e Scienze Politiche. Sotto il segno di Unibo.