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TClock4AD: combattere l’Alzheimer modulando il ritmo circadiano

Un nuovo progetto europeo, coordinato dall’Università di Bologna, offrirà a 17 giovani ricercatori la possibilità di ottenere un doppio titolo di dottorato, contribuendo allo sviluppo di farmaci innovativi per questa malattia oggi incurabile


Un consorzio internazionale di ricercatori al lavoro per lo sviluppo di nuove terapie contro l’Alzheimer basate sul legame tra questa malattia oggi incurabile e il ritmo circadiano. Il progetto si chiama TClock4AD (Targeting Circadian Clock Dysfunction for Alzheimer’s Disease) ed è finanziato nell’ambito dei Marie Skłodowska-Curie Doctoral Networks di Horizon Europe: un’azione dedicata a formare dottorandi innovatori, creativi e con capacità imprenditoriali, in grado di affrontare le sfide del futuro.

“Il legame tra l’Alzheimer e il ritmo circadiano è ormai da anni un tema caldo nella ricerca farmaceutica, riconosciuto anche dal Premio Nobel per la Medicina nel 2017”, spiega Maria Laura Bolognesi, professoressa al Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie (FABIT) e coordinatrice del progetto. “Con TClock4AD abbiamo l’ambizione di contribuire allo sviluppo di farmaci innovativi che possano combattere l’Alzheimer modulando il ritmo circadiano”.

Finanziato con 3,9 milioni di euro, il progetto offrirà a 17 giovani studentesse e studenti la possibilità di svolgere un dottorato di ricerca su questo tema presso due dei partner del consorzio, ottenendo così un doppio titolo. Su 1076 proposte presentate, TClock4AD è uno dei dieci progetti europei di questo tipo attivati per stabilire programmi di Joint Doctorate (Doppio Titolo).

Il consorzio, coordinato dall’Università di Bologna, comprende 13 beneficiari: l’Università di Verona, l’Università di Santiago de Compostela (Spagna), l’Università di Hradec Kralove (Repubblica Ceca), l’Università di Ghent (Belgio), l’Università di Tel Aviv (Israele), l’Università di Lisbona (Portogallo), l’Università di Wurzburg (Germania), l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, l’Istituto IMDEA Nanociencia (Spagna), la Foundation for Research and Technology-Hellas (Grecia) e due partner industriali, Nostrum Biodiscovery di Barcellona (Spagna) e Biofabics di Porto (Portogallo). Per l’Università di Bologna, la professoressa Maria Laura Bolognesi sarà coadiuvata dai colleghi del FABIT Barbara Monti, Elisa Uliassi, Paolo Blasi e Manuela Bartolini.

Partecipano inoltre 14 organizzazioni partner – università, centri di ricerca, piccole-medio imprese, un ospedale e associazioni di pazienti – distribuite tra Europa, Stati Uniti e Cina, dove i 17 giovani ricercatori coinvolti avranno l’opportunità di svolgere periodi di ricerca e partecipare a corsi di formazione e workshop.