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Con Lowinfood nascono soluzioni tecnologiche e sociali per ridurre lo spreco di cibo

Il progetto di ricerca europeo, che coinvolge anche l’Università di Bologna, si concentra sulla prevenzione e il riutilizzo delle eccedenze alimentari, sia applicando su larga scala innovazioni tecnologiche già sviluppate e testate che sviluppando nuove soluzioni organizzative e gestionali

Avviare meccanismi innovativi da contrapporre allo spreco di cibo lungo tutta la filiera alimentare. È l’obiettivo di Lowinfood, progetto europeo che coinvolge 27 partner tra istituzioni, università e aziende. Tra questi c’è anche l’Università di Bologna, che coordina un’unità di lavoro dedicata all’innovazione tecnologica ed economico-sociale, con un gruppo di ricerca guidato da Luca Falasconi, professore al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari.


Coordinato dall’Università degli Studi della Tuscia, il progetto Lowinfood si concentra sulla prevenzione e il riutilizzo delle eccedenze alimentari, sia applicando su larga scala innovazioni tecnologiche già sviluppate e testate che sviluppando nuove soluzioni organizzative e gestionali. L’obiettivo è contribuire a ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, che in Europa ammontano oggi a 88 milioni di tonnellate all'anno: circa il 20% del cibo totale prodotto.

Il gruppo di ricerca dell’Alma Mater è coinvolto nel progetto su diversi fronti. Si occupa di innovazioni tecnologiche basate sull'intelligenza artificiale per migliorare la gestione degli ordinativi nei supermercati. È al lavoro su una piattaforma informatica pensata per mettere in contatto la filiera della produzione alimentare con i distributori per la gestione dei prodotti invenduti. E sta promuovendo contatti tra i produttori e il settore della ristorazione perché i prodotti non adatti ai supermercati per motivi estetici possano essere recuperati dai ristoranti, invece che essere scartati.

In particolare, gli studiosi stanno testando su scala europea un sistema informatico - realizzato nel 2011 dalla Regione Emilia-Romagna - pensato per recuperare il cibo che altrimenti verrebbe buttato, mettendo in contatto gli agricoltori con associazioni che operano nel terzo settore o aziende che producono biogas.

"Il sistema sviluppato in Emilia-Romagna è molto efficace nel mettere in contatto i produttori con una serie di associazioni e soggetti che possono recuperare gli scarti", spiega Claudia Giordano, ricercatrice al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell'Alma Mater, nel team bolognese di Lowinfood. "Oltre all'evidente vantaggio di ridurre gli sprechi, questo sistema aiuta anche i produttori: il meccanismo della Politica Agraria Comune prevede infatti che donando il prodotto eccedente per uso alimentare o per la produzione di biogas è possibile recuperare del tutto o in parte i costi di produzione".

Esistono diversi sistemi di questo tipo in Europa, ma quello sviluppato in Emilia-Romagna è considerato il migliore dall'Unione Europea. Perché oltre alla velocità con cui viene gestito tutto il processo, include anche la possibilità di monitoraggio da parte della Commissione europea e della Guardia di finanza, che in ogni momento possono seguire i passaggi e vigilare sulla loro regolarità.

Insieme a tutto questo, il gruppo di ricerca dell'Alma Mater si occupa anche di misurare l'efficacia delle innovazioni che Lowinfood mette in campo, per stimare le quantità di prodotti alimentari che si potrebbero recuperare attraverso le diverse soluzioni proposte. È fondamentale infatti capire se, a fronte dello spreco prodotto e in un’ottica di costi-benefici, valga la pena investire in innovazioni talvolta costose, come accade nel caso di quelle basate sull’intelligenza artificiale.