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Una Europa: la voce degli studenti per l’università del futuro

Febe Piccinin, dell’Università di Bologna, e Elvire Da Cruz, dell’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne, sono le nuove co-presidenti del Consiglio degli Studenti di Una Europa: “Vogliamo facilitare il dialogo intergenerazionale: è una grande responsabilità, ma anche una grande opportunità”

"Vogliamo fare in modo che chi siede nel Consiglio degli Studenti di Una Europa rappresenti la voce di tutte le studentesse e gli studenti, anche di quelli che magari ancora non sanno nemmeno cosa sia Una Europa". A parlare è Febe Piccinin, studentessa dell’Università di Bologna che dallo scorso novembre è alla guida del Consiglio degli Studenti di Una Europa. Una carica di alta responsabilità, che condivide insieme alla collega Elvire Da Cruz, studentessa dell’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne.

Il loro primo obiettivo? Aumentare la partecipazione degli studenti. "Una Europa è una grande alleanza che riunisce undici università: dobbiamo fare di più per coinvolgere le studentesse e gli studenti e mostrare quali opportunità ci sono per loro", dicono. La sfida è dare voce alla vasta comunità studentesca di Una Europa, che conta quasi mezzo milione di persone, per fare in modo che le loro aspettative e necessità trovino rappresentanza.

"Vogliamo far sentire la voce degli studenti, in modo che tutti noi possiamo essere parte del processo di sviluppo di Una Europa e dell’università europea del futuro, a partire dalla creazione dei nuovi corsi di studio", dice Elvire. E Febe aggiunge: "Vogliamo farlo costruendo una sinergia tra il Consiglio degli Studenti e le Taskforce Locali, e confrontandoci anche con i consigli studenteschi dei singoli atenei dell’alleanza, in modo da coinvolgere direttamente la base della comunità studentesca".

Lo sguardo, insomma, è quello di un’alleanza universitaria che vede gli studenti protagonisti dello sviluppo di Una Europa. Per rafforzare le relazioni tra gli undici atenei coinvolti e far emergere prospettive innovative e complementari a quelle del personale accademico.

"Credo che la parte più rilevante del nostro lavoro sarà proprio facilitare lo scambio di idee e il dialogo a livello intergenerazionale", conferma Febe. "Il futuro della società europea è nelle nostre mani e per questo dobbiamo essere in costante dialogo con le istituzioni, per capire cosa è stato fatto, cosa non fare più e dove possiamo migliorare: è certo una grande responsabilità, ma è anche una grande opportunità".