
L'analisi di tre palizzate di età romana e altomedievale venute alla luce nella cittadina lagunare di Grado, in Friuli Venezia Giulia, ha permesso di ricostruire sia l’evoluzione dell’ambiente che i cambiamenti del livello del mare lungo la costa nord-orientale dell’Adriatico. Lo studio, pubblicato su Scientific Reports, è stato realizzato da studiosi e ricercatori del Dipartimento di Fisica e Astronomia "Augusto Righi" dell’Università di Bologna, dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale - OGS, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - INGV e della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Friuli Venezia Giulia, con il coordinamento di Dario Gaddi di Archeotest s.r.l.
Grazie a una serie di indagini su queste strutture, che anticamente avevano anche una funzione protettiva contro l’erosione costiera, gli studiosi hanno elaborato modelli numerici sulla variazione del livello del mare nell’area nel corso degli ultimi 5000 anni. Informazioni, queste, che offrono un prezioso supporto per l’interpretazione dei dati archeologici.
"I risultati che abbiamo ottenuto contribuiscono a una migliore comprensione dell’andamento del livello marino nell’alto Adriatico nel corso degli ultimi millenni", dice Giorgio Spada, professore al Dipartimento di Fisica e Astronomia "Augusto Righi" dell'Università di Bologna, tra gli autori dello studio. "E ci permettono anche di verificare l’importanza dei movimenti glacio-isostatici nella regione in esame e validare i modelli geofisici sviluppati dal nostro Dipartimento in collaborazione con INGV".
L’evoluzione della fisiografia di Grado e della sua laguna è avvenuta infatti in seguito all’ultima espansione glaciale, a partire da circa 20.000 anni fa, ed è stata influenzata in modo significativo dall’intervento umano, di cui ci sono testimonianze a partire dal II secolo a.C.
Le tre palizzate, datate tra il tra il I e il VI secolo d.C., sono venute alla luce nel 2021 nel corso di uno scavo archeologico in prossimità del Castrum di Grado. La più antica, che risale tra il I e il II secolo, è composta da tavole di legno sistemate in modo da formare una barriera continua. La sommità di questa barriera si trovava circa 60 centimetri al di sotto dell’attuale livello del mare. ll perfetto stato di conservazione in cui sono state trovate, fa pensare che le tavole fossero piantate sul limite della sponda, in una zona prevalentemente emersa, per creare una barriera di contenimento per il materiale di bonifica scaricato a partire dalla terraferma (comprensivo di macerie edilizie e rifiuti domestici quali pietrame, laterizi, vasellame, e resti di pasto). Questi detriti sono l'esito di una grande e prolungata operazione di bonifica e di innalzamento del suolo della fascia costiera dell'insediamento gradese, databile tra la metà del I e gli inizi del II secolo d.C., quando il livello del mare era di circa 1,2 metri inferiore a quello attuale. La palizzata sarebbe poi stata coperta da sedimenti di origine lagunare.
Un’altra palizzata, datata con dendrocronologia al 566 d.C, testimonia invece un tentativo di intervento per arginare gli effetti dell’innalzamento del livello del mare. Sulle tavole di legno sono stati trovati infatti evidenti segni di attacco da parte della Teredo navalis, un microrganismo che prolifera esclusivamente all'interno di legni costantemente sommersi. Si può quindi dedurre che alla metà del VI secolo il livello del mare fosse tra 80 e 90 centimetri più basso rispetto ad oggi. Ci sono poi tracce di una terza palizzata, di età analoga, costruita con ogni probabilità non per mitigare l’ingressione marina, ma per consolidare il Castrum.
Le strutture sono state messe in luce da ArcheoTest Srl, nel corso di indagini di archeologia preventiva per conto di Irisacqua Srl e sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Friuli Venezia Giulia; lo studio è stato quindi condotto con la collaborazione dell’OGS, del Dipartimento di Fisica e Astronomia "Augusto Righi" dell’Università di Bologna e dell’INGV.