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Martin Scorsese dottore ad honorem

26 Novembre 2005

Aula Magna di Santa Lucia

Il regista italoamericano, nato a New York nel 1942 da immigrati di origine siciliana, riceverà sabato la laurea honoris causa in Cinema, televisione e produzione multimediale dalla Facoltà di Lettere e Filosofia.

Martin Scorsese sarà dottore all’Università di Bologna. La Facoltà di Lettere e Filosofia gli conferirà infatti la laurea ad honorem in Cinema, televisione e produzione multimediale. L’appuntamento con il cineasta italoamericano è per sabato 29 novembre quando il Rettore, Pier Ugo Calzolari, e il Preside di Lettere, Giuseppe Sassatelli, gli conferiranno l’onorificenza nel corso di una cerimonia che partirà alle 11 nell’Aula Magna di Santa Lucia (via Castiglione 36). "Scorsese è uno dei cineasti più rappresentativi dell’attuale panorama cinematografico", dichiara Guglielmo Pescatore, docente di semiotica del cinema. "Autore di fortissima personalità – prosegue il docente – Scorsese è stato uno dei motori del rinnovamento del cinema americano, coniugando capacità di innovazione stilistica, linguistica e narrativa – talvolta con caratteri vicini allo sperimentalismo – con una costante attenzione alle strutture di genere". Celebri forse più di altre le pellicole nate dal lungo sodalizio con Robert De Niro: otto in tutto, tra cui Taxi driver, New York New York e Toro Scatenato. E poi le sperimentazioni extra cinematografiche che si sono concretizzate per esempio nella regia del video di Bad di Michael Jackson. Le ragioni per attribuire la laurea ad honorem al regista nato nel ’42 a New York da immigrati siciliani arrivati in America nel 1910 non si fermano comunque alle produzioni più note. La sua carriera, partita negli anni ’60 dopo una breve parentesi in seminario a metà del decennio precedente, ha avuto un impatto più profondo sull’arte cinematografica e la sua storia. "Scorse – conclude infatti Pescatore – ha prestato una particolare attenzione alla valorizzazione del patrimonio cinematografico, inteso non solo in senso museale o archivistico, ma come riconoscimento dell’attualità del cinema del passato, pur in un contesto mediatico profondamente mutato".