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Omaggio a Guido Horn d'Arturo, l'astronomo dai molteplici interessi

L’astronomo e intellettuale ebreo della Mitteleuropa, che il 25 gennaio 1921 fu nominato Direttore dell’Osservatorio Astronomico dell’Università di Bologna, dopo cent’anni viene ricordato con una nuova intitolazione da parte del Dipartimento di Fisica e Astronomia “Augusto Righi” dell'Alma Mater, in accordo con il Sistema Museale di Ateneo e la Biblioteca Universitaria di Bologna

Ritratto giovanile di Guido Horn d’Arturo. © Collezione privata della famiglia Horn

In occasione del centenario della chiamata di Guido Horn d’Arturo a Bologna, per dirigere l’Osservatorio Astronomico, il Dipartimento di Fisica e Astronomia “Augusto Righi” ha deciso di intitolare la propria Biblioteca Storica alla sua memoria.

La biblioteca, prezioso gioiello dell’Università situato in via Irnerio 46, presso una delle sedi storiche del Dipartimento, contiene un’ampia collezione di testi di astronomia, fisica e geofisica datati tra il tardo Quattrocento e l’Ottocento. Raccoglie, dunque, e dà testimonianza storica delle due “anime” del DIFA: la Fisica e l’Astronomia. Completamente ristrutturata in occasione del progetto “Righi 100”, la Biblioteca Storica sarà fruibile dagli studiosi nei prossimi mesi.

Il Dipartimento di Fisica e Astronomia “Augusto Righi”, il Sistema Museale di Ateneo e la Biblioteca Universitaria di Bologna, per ricordare il triestino Guido Horn d’Arturo (1879-1967), intellettuale ebreo della Mitteleuropa e astronomo dai molteplici interessi, hanno, inoltre, realizzato un filmato per presentare la Biblioteca Storica al grande pubblico. In una sorta di viaggio tra le sale del Museo della Specola, della Biblioteca Storica del DIFA e della Biblioteca Universitaria, il filmato racconta di Guido Horn d’Arturo, dei testi antichi da lui raccolti e della prima indagine svolta dagli studiosi contemporanei su uno dei volumi più famosi conservati nella Biblioteca Storica: l’Almagesto di Claudio Tolomeo. La scoperta delle annotazioni autografe su quest’ultimo testo, ad opera dello studioso bolognese Ercole Bottrigari, rende evidente come un libro importante e di enorme valore, quale è l’Almagesto di Tolomeo, possa restituire, inaspettatamente, una storia dimenticata nei secoli, sottolineando, laddove ve ne fosse bisogno, l’importanza della cura e della salvaguardia del nostro patrimonio culturale.

Scrivania di Guido Horn d’Arturo all’interno del Museo della Specola. © Università di Bologna/Antonio Cesari


Guido Horn d’Arturo, chiamato il 25 gennaio 1921 a dirigere l’Osservatorio Astronomico dell’Università di Bologna, è stato un astronomo dai molteplici interessi, che spaziavano tra l’astronomia, l’astrofisica e la cosmologia, includendo anche la progettazione di nuovi strumenti ottici. In virtù del suo ruolo istituzionale, egli rinnovò l'apparato strumentale della Specola di Bologna e realizzò, nel 1936, la stazione osservativa di Loiano dotandola di un telescopio Zeiss da 60 cm, cui, negli anni Settanta, si sarebbe aggiunto il telescopio “Cassini” da 152 cm. Elaborò anche il geniale progetto di un telescopio a tasselli, anticipatore dei moderni grandi telescopi multi-mirror, oggi esposto, insieme al prototipo, nel Museo della Specola.
Scienziato di larghe vedute e di profonda cultura, Horn d’Arturo dedicò grande impegno all’aggiornamento della biblioteca – che arricchì con un fondo personale di volumi antichi – e riordinò l’archivio contenente documenti dalla metà del Seicento. Inoltre, nel 1931, fondò Coelum che fu, per lungo tempo, la rivista più diffusa di divulgazione astronomica italiana.

Tra i numerosi aspetti di una vita intensa e articolata e dedita non solo all’astronomia, meritano di essere segnalati la profonda amicizia con il pittore Giorgio Morandi, con cui era solito giocare lunghe partite a scacchi, discorrendo di astronomia, letteratura e arte, e la sua passione sportiva per il Bologna Football Club, di cui seguiva assiduamente le partite allo stadio.

Guido Horn d'Arturo morì l’1aprile del 1967, circondato dall'affetto di parenti, amici e allievi. La profonda stima di questi ultimi si manifesta nella medaglia d’oro, recentemente donata dai nipoti dello scienziato al Dipartimento di Fisica e Astronomia, con cui vollero omaggiare il loro Maestro, nell’occasione del suo pensionamento che avvenne l’1 novembre del 1954.