Il 26 luglio in Piazza San Francesco si conclude la terza edizione del festival Per te diretto da Giovanni Lindo Ferretti e organizzato da Ater, per VivaBologna, il cartellone estivo organizzato dal Comune di Bologna. Continua dunque il cammino che, nella veste di direttore artistico del festival, Giovanni Lindo Ferretti ha intrapreso nel 2000 e poi continuato con successo nell'estate 2001, alla scoperta delle musiche, delle sonorità e dei ritmi del mondo.
Venerdì 26 luglio, alle 21.30 (ingresso gratuito), sarà Sarah-Jane Morris, considerata dalla stampa specializzata una delle più grandi voci femminile della musica moderna occidentale, ad esibirsi sul palco di Piazza San Francesco per l'ultimo dei concerti di Per te, capaci di raccogliere oltre tremila persone i cinque serate.
La carriera della rossa singer inglese è strettamente legata all'Italia, con cui Sarah ha stretto un forte e duraturo legame, fin da quando, poco più che adolescente rispose a un annuncio apparso sulla rivista inglese "Melody Maker", in cui si cercava una cantante per una blues band di casa nostra. E' proprio dall'Italia, dall'esperienza fiorentina con i Panama, che ha inizio, nel 1981, la scintillante carriera di una delle voci più apprezzate della scena soul-jazz contemporanea. Una parabola che toccherà il suo primo vertice nel settembre del 1986, quando Sarah si ritroverà a fianco di Jimmy Sommerville e dei suoi Communards, per incidere il remake di un classico della disco americana firmato Gamble and Huff, "Don't Leave Me This Way". Il grande pubblico del nostro Paese la conosce probabilmente soprattutto grazie alla vittoria a Sanremo (1991), in coppia con Riccardo Cocciante. Il suo ultimo disco, August (2001), con l'esclusivo rapporto di voce e chitarra, è stato inciso con il grande strumentista del New Jersey Marc Ribot. Sarah ha in serbo un altro lavoro, Love And Pain, di cui ha interamente composto musica e parole. Quando la si incontra si intuisce subito di essere davanti ad una persona che ama veramente la musica, e che vive non solo come professione ma anche e soprattutto come espressione di sé, dei sentimenti più profondi, della propria concezione dell'esistenza.