Logo d'ateneo Unibo Magazine

La ricetta per il buon umore in un mondo triste

La cronaca purtroppo non fa che rendere più profonde le ferite scavate dalla vita nel nostro umore. La psiche si rabbuia e il corpo ne risente. Ecco allora un consiglio per ritagliarsi un angolo di buon umore in un mondo che invita alla tristezza. A istruirci, Mario Farnè, psicoterapeuta dell’Università di Bologna.
Una persona in un momento di riflessione Greci famosi come Platone e Aristotele dicevano che l’uomo era un connubio inscindibile di corpo e psiche. E Greci meno noti come Antifonte il Sofista andavano addirittura oltre, affermando che nell’uomo è la mente che dà tutto. Ci sono voluti più o meno 2500 anni di ricerca, ma alla fine la scienza è arrivata a confermare l’importanza delle emozioni per la salute e per il benessere dell’uomo. Focus di questa settimana elenca in un dossier i principali fattori che incidono sul nostro mood: il sonno, il clima, la pressione atmosferica e la compagnia. E Umberto Garimberti scrive su La Repubblica che la felicità si può imparare e che, sì, c’è una ricetta anche per il buon umore.

Ma insomma, davvero l’umore può cambiare la nostra vita?
“In maniera evidente”, spiega Mario Farnè, psicoterapeuta, docente all’Università di Bologna. “Già dagli anni ’50 – prosegue infatti il professore - ci è noto che l’umor nero favorisce l’insorgere dell’influenza: chi vede scuro ha un decorso della malattia più lungo, ha bisogno di più farmaci per guarire ed è più facilmente soggetto a complicazioni. E dirò di più: per incidere, può bastare anche una breve emozione”.

Un’emozione?
“Sì, basta concentrarsi per pochi minuti su un evento particolarmente positivo o particolarmente negativo e le nostre difese immunitarie subiscono variazioni anche sensibili. Lo confermano senza ombra di dubbio i nostri studi compiuti sull’immunoglobulina “A” contenuta nella saliva”.

L’umore, quindi, cambia la vita. E noi? Possiamo cambiare l’umore e difenderci dalla tristezza?
“Un pessimista assoluto è quasi inamovibile, ma negli altri casi è possibile intervenire. Io per esempio ho lavorato molto con il training autogeno e ho potuto constatare che, a otto mesi dal corso cui li sottoponevo, i miei pazienti avevano notevolmente rafforzato la loro costellazione anti-stress: l’ansia era diminuita del 40%, mentre l’auto controllo e la forza dell’io erano aumentati rispettivamente del 41,5% e del 19%”.

Numeri convincenti. In base a essi che consiglio può darci in questo momento così delicato?
“Se siete indecisi tra un film drammatico e una commedia intelligente e allegra, scegliete la seconda. Se c’è un luogo che vi rasserena, andateci. Se c’è qualcuno che vi rende spensierati, state con lui. La vita ci bombarda: rispetto ai nostri alter ego di fine ‘800 noi siamo colpiti ogni giorno da 65.000 agenti stressanti in più. E proprio ora le notizie che arrivano dalla Spagna ci toccano come macigni. Bisogna tirarsi un po’ su, perché non si può fare a meno di sorridere”.