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Italia: in 5 anni raddoppiati i laureati

Una ricerca condotta da Almalaurea su 27 atenei sottolinea i problemi: troppi fuori corso e pochi stage all'estero.
Studenti a lezione L' Italia in cinque anni ha visto raddoppiare il numero di laureati, passati dal 7,6% degli iscritti nel '98 al 13,8 nel 2003. E' uno dei dati contenuto nel VI Rapporto Almalaurea basato su 27 atenei che, l' anno scorso, hanno licenziato circa 74 mila dottori dei corsi quinquennali e 19.580 triennali. Tuttavia permane alto il numero dei fuori corso, alta l' età media (dai 27 anni in su) in cui si raggiunge il titolo e scarsi gli studi all' estero.

Illustrata il 23 giugno a Torino, l' indagine (consultabile in versione integrale sul sito di AlmaLaurea) ha coinvolto la popolazione universitaria di alcuni dei maggiori atenei nazionali (Bari, Basilicata, Bologna, Cassino, Catania, Catanzaro, Chieti, Ferrara, Firenze, Genova, Messina, Milano, Modena, Reggio Emilia, Molise, Padova, Parma, Piemonte Orientale, Roma-LUMSA, Salerno, Sassari, Siena, Torino, Trento, Trieste, Udine, Venezia-IUAV). I 74 mila laureati pre-riforma presi in esame dal Rapporto 2004 rappresentano poco meno della metà del complesso dei laureati italiani in un anno.

Per quanto riguarda la laurea quinquennale, emerge che i fuori corso di 5 o più anni continuano a essere un quarto di tutti i laureati anche se si è ridotto l' indice del ritardo: da 2,4 anni nel '98 a 1,9 nel 2003. Solo poco più di 10 mila laureati, pari al 13,8% risultano in corso (più del 38% nelle facoltà mediche, il 4% nel gruppo architettura). Neppure la triennale sembra essere più veloce né più immediatamente spendibile nel mercato del lavoro o più internazionale. Anzi,i due terzi dei dottori con laurea di primo livello aspirano a proseguire l'iter formativo, il 25% verso una laurea specialistica, il 23% verso una scuola di specializzazione e il 12% verso un master o un corso di perfezionamento. ''C'e' da chiedersi - commenta Andrea Cammelli, direttore del Consorzio Interuniversitario Almalaurea - quanta parte dell' aspirazione del laureando a proseguire gli studi rifletta una vocazione autentica oppure la percezione delle crescenti difficoltà ad immettersi nel mercato del lavoro nazionale''.

Si aggiunga che oltre il 70% dei laureati triennali del 2003 si concentrano in solo 8 università italiane (Bologna 3.786, Padova 3.048, Torino statale 2.259 e Politecnico 1.327, Siena 961, Chieti 876, Firenze 867 e Genova 808) e che i percorsi triennali rendono più ardua l' esperienza di studio all' estero. E' questa - segnalano gli studiosi - una criticità italiana: nelle lauree pre-riforma il 79,6% dei laureati non ha esperienze all' estero, percentuale che sale all' 85% nelle lauree triennali e al 91% nei diplomi universitari. Inoltre, a parte il 31% dei laureati triennali che raggiunge il titolo entro i tempi regolari (a 22 anni circa), gli altri lo conseguono dopo, stabilendo un' età media di 26,7 anni. Fra i laureati triennali, però, è più elevata la frequenza alle lezioni (20% in più), sono più diffuse le esperienze di tirocini o stage (triplicate rispetto alle lauree pre-riforma), più elevate le conoscenze informatiche.

Confermata la tendenza a una maggiore presenza femminile: fra i laureati del 2003 il 59,2% sono donne, ma persistono percorsi caratterizzati per genere. Agli estremi, infatti, si trovano da un lato ingegneria, dove sono solo il 17,6%, dall' altro i gruppi disciplinari insegnamento, linguistico e psicologico, dove rispettivamente gli uomini sono il 7,7, il 10,3 e il 17,6 %. I laureati, comunque, sono generalmente soddisfatti della loro esperienza universitaria, senza differenze tra uomini e donne: in media 69 punti su 100, 5 in più rispetto al '98. Appena sufficiente, però, il giudizio sull' adeguatezza delle aule (punteggio 52 su 100)e sui laboratori, passati comunque da 44 punti su 100 del '99 ai 50 dell' anno scorso. In media 14 laureati su 100 non ripeterebbero l' esperienza appena compiuta. Gli insoddisfatti sono più nell' area linguistica che in quella medico-scientifica.