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Non inquina e si può mangiare, è Ink-no-ink, l’inchiostro sostenibile

Il Dipartimento di Chimica industriale e dei materiali e la società Lesepidado srl hanno realizzato un inchiostro atossico, che non inquina e che costa meno. Ideale per le stampe usa e getta.
ink jet printer

Un inchiostro ecologico per le stampanti ink jet a basso impatto ambientale, facilmente rimuovibile  e innocuo per la salute delle persone. Inknoink, già disponibile sul mercato, è un prodotto bolognese, nato dalla collaborazione tra il Dipartimento di Chimica industriale e dei materiali e la società Lesepidado srl. Ha una storia interessante che hanno seguito sin dagli esordi Luciano Morselli e Leonardo Setti, docenti di Chimica dell’Ambiente e di Biochimica Industriale.

"Mentre gli archivi cartacei sono via via soppiantati da quelli digitali – esordisce Setti – la facilità e la rapidità di stampa alimentano una costante crescita della stampa usa e getta", di quelle stampe, cioè, che hanno una vita brevissima, a volte inferiore ad una giornata, e che conoscono presto il cestino. Affianco a questo notevole incremento (si stima che un lavoratore statunitense stampi 54 Kg di carta ogni anno), la resistenza degli inchiostri convenzionali è molto aumentata, al punto da rendere problematico il riciclo della carta prodotta in ufficio. "Paradossalmente – continua il prof. Setti – stampiamo i nostri documenti come se fossero tutti delle fotografie digitali. Con la differenza che nessuno di loro dovrà durare nel tempo, ma sarà stracciato nel giro di qualche ora".

Inknoink nasce da questa consapevolezza e dalla volontà di offrire una soluzione a tali problemi. "Questo prodotto ha seguito un percorso contrario a quello solito degli inchiostri convenzionali. Siamo partiti dalla rilevamento dell’impatto ambientale di un inchiostro ink jet sull’ambiente e le persone; ne abbiamo misurato gli effetti e le conseguenze e solo dopo si è cominciato a lavorare sul prodotto". Si chiama politica integrata di prodotto, e riguarda le scelte politiche da compiere durante il processo produttivo, in vista di un inchiostro ecologico. Ne è derivato un prodotto economico, sicuro, con un impatto ambientale inferiore del 70% a quello degli inchiostri tradizionali; ma anche facilmente disinchiostrabile e lavabile.
 
Inknoink ha, poi, un merito in più, valore aggiunto che Morselli e Setti tengono a sottolineare: è un "successo della collaborazione tra ricerca universitaria e aziende private". Spesso, infatti, il rapporto tra questi due mondi è uno stretto collo di bottiglia, dovuto a diversità di interessi ed obiettivi. La buona riuscita del progetto, questa volta, si deve al LITCAR (Laboratorio Integrato Tecnologie e Controllo Ambientale nel ciclo di vita dei Rifiuti), un soggetto regionale a cui partecipano enti pubblici e privati, nato con lo scopo di sostenere la produzione di manufatti, strumenti, tecnologie e materiali per la salvaguardia dell’ambiente, la valorizzazione delle energie pulite e la gestione del ciclo dei rifiuti, ad alto tasso di conoscenza. Il metodo è chiarissimo: "mettere assieme i ricercatori e i professionisti dell’università con le esigenze delle imprese private, e farli lavorare su un terreno comune".

Grazie a laboratori a rete come questo, l’Università può condurre la propria ricerca fino in fondo, producendo risultati concreti e, con una parte delle risorse derivanti dalla commercializzazione dei nuovi prodotti, attivare nuovi cicli e nuovi progetti di sperimentazione.  Accade così che Inknoink, inchiostro ecologico e "commestibile" possa impiegare,  per un anno almeno, quasi venti nuovi ricercatori di laboratorio e che, ormai da qualche mese, le cartucce della Lesepidado srl siano acquistate e utilizzate da uffici pubblici e privati. La speranza è che questo successo non rimanga isolato, e che la sua realizzazione inauguri un metodo e un modo nuovi di produrre e fare ricerca in Emilia-Romagna.