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Mamma sterile per cancro partorisce da ovuli congelati

Si tratta del primo caso al mondo. L'annuncio dell'inedita materinità, assistita dall'equipe medica della dottoressa Eleonora Porcu, è stato dato a Bologna nel corso di un congresso scientifico.
ricercatori

Ha gli occhi chiari e la buona salute di due gemelline di dieci mesi che vivono col papà e la mamma 31enne in un paesino dell’Italia del sud la nuova speranza per le centinaia di migliaia di donne che ogni anno nel mondo diventano sterili per colpa del cancro. Le due neonate sono infatti i primi esseri umani partoriti dalla propria madre resa sterile da un tumore, grazie alla tecnica del congelamento degli ovuli. Questa strada, a differenza del congelamento degli embrioni, può essere percorsa anche quando non c’è ancora un candidato papà ed in paesi, come l’Italia, che hanno messo al bando gli embrioni congelati.

L’inedita maternità è stata assistita da un’equipe medica guidata dalla dottoressa Eleonora Porcu, ricercatrice dell’Università di Bologna, che ha presentato il caso di studio in apertura del Secondo congresso mondiale sulla crioconservazione degli ovociti umani, in programma dal 30 novembre al 2 dicembre.

La mamma delle bimbe era stata colpita da un tumore ovarico che l’aveva costretta a farsi asportare entrambe le ovaie, diventando sterile. Prima dell’intervento chirurgico la donna aveva però chiesto ai medici di congelare i suoi ovocìti (cellule uovo, dette anche ovuli). Alcuni di questi, dopo quattro anni, scongelati e fecondati col seme del papà, hanno poi consentito una normale gravidanza della donna conclusasi felicemente, lo scorso febbraio, con la nascita di due gemelle.

"Si può stimare – spiega la dottoressa Porcu - che il cancro in generale renda sterili ogni anno circa 3500 donne in Italia e alcune centinaia di migliaia nel mondo. Può infatti rendere necessaria, come in questo caso, l’asportazione delle ovaie, o più spesso una chemioterapia che nel 30 per cento delle pazienti distrugge definitivamente gli ovociti.

Fino ad oggi la tecnica abitualmente impiegata per conseguire gravidanze di donne rese sterili dal cancro era quella della crioconservazione (conservazione per congelamento) degli embrioni, ottenuti da ovuli già fecondati col seme maschile". Il problema è ... cosa succede se la donna, al momento fatidico, non ha ancora incontrato l’uomo "giusto" come padre dei propri figli? Negli Stati Uniti, ad esempio, è possibile fecondare gli ovuli con seme di donatore sconosciuto. Rimane però il problema di non poter scegliere l’altro genitore biologico, e si tratta comunque di una possibilità negata dalle leggi italiane. La crioconservazione degli ovuli, al contrario, permette di aspettare anche per anni il momento e la persona propizî per scongelarli e fecondarli. Non solo ... il loro congelamento e, nel caso sventurato la donna non sopravviva alla malattia, l’eventuale distruzione sono meno controversi di quelli degli embrioni. E’ inoltre l’unica strada praticabile in quei paesi che, come l’Italia, vietano questa seconda alternativa.

Il congelamento degli ovuli è tradizionalmente meno diffuso di quello degli embrioni. Si tratta infatti di una tecnica di procreazione medicalmente assistita più complessa, perché inizia in una fase meno avanzata del percorso procreativo, quando le cellule uovo devono ancora essere fecondate.

"Secondo gli ultimi studi - ricorda però la dottoressa Porcu - in Europa nascono mediamente dai 2,5 ai 3 bambini ogni cento ovuli impiegati, più o meno lo stesso risultato che si ottiene congelando gli embrioni. In particolare le più recenti tecniche di crioconservazione arrivano, secondo alcune ricerche, a tassi di successo di 5 o 6 nati ogni cento ovuli". Le procedure a confronto sono il congelamento lento e la vitrificazione, meno praticata, ma a quanto pare molto promettente.

"Una stima per difetto dei bimbi nati da ovuli congelati è di circa 300 casi in tutto il mondo, di cui almeno 200 in Italia e 150 solo a Bologna. Questi sono però solo quelli oggetto di pubblicazioni scientifiche. E’ plausibile che la casistica sia in realtà più numerosa" conclude Porcu.

La prima fecondazione di un ovulo scongelato è avvenuta nel 1986 in Australia (all’83 risale invece la prima nascita da embrione congelato). Il primo parto in Italia, tra i primi al mondo, sempre seguìto dallo stesso gruppo di ricercatori bolognesi, risale invece al 1997. Anche qui una bimba che oggi ha 10 anni, sta bene e vive in Veneto.