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L'Alma Mater "inventa" una nuova varietà di kiwi, firmato l'accordo per la produzione

Il frutto è precoce e a polpa gialla: concessi in licenza ad un'azienda ravennate i diritti di sfruttamento in tutto il mondo della nuova varietà
L'Alma Mater "inventa" una nuova varietà di kiwi, firmato l'accordo per la produzione

Una nuova varietà di kiwi a polpa gialla sarà presto sulle nostre tavole. Il frutto, battezzato AC 1536, e messo a punto dall'Università di Bologna in collaborazione con l'Università di Udine, e' la prima varietà di kiwi a polpa gialla che potrà essere raccolta in tutte le aree produttive dell'emisfero nord nel mese di settembre e nel mese di febbraio-marzo nell'emisfero sud. Ma non solo. AC 1536 si fa notare per le qualità organolettiche, per il colore già molto giallo alla raccolta, la resa produttiva, le dimensioni, un calibro intorno ai 100 grammi e un'ottima conservabilità.

Ad aggiudicarsi la licenza di produzione è un'azienda italiana, la Summerfruit di Castel Bolognese (Ravenna), già nota per lo sviluppo e la diffusione del marchio Summerkiwi e per la sua presenza nei principali paesi di produzione e di vendita dei frutti di actinidia. Grazie all'accordo l'azienda licenziataria si aggiudica quindi tutti i diritti di sfruttamento della nuova varietà di kiwi inclusa la sua commercializzazione. Il nuovo frutto e le prime coltivazioni sono previste già per l'anno in corso sia con nuove piante che con innesti.

La nuova varietà è il risultato di anni di ricerca presso i due atenei ed è stata tutelata con un brevetto a livello europeo. Gli artefici dello studio e della sperimentazione che hanno portato a questo nuovo tipo di frutto sono Guglielmo Costa del Dipartimento di Scienze agrarie dell’Università di Bologna e Raffaele Testolin e Guido Cipriani del Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’Università di Udine.

L'anno scorso, a settembre, i due atenei avevano lanciato un bando per cercare partner interessati alla moltiplicazione e al commercio del nuovo kiwi su scala mondiale. L’accordo tra i due atenei e l'azienda risultata vincitrice del bando rappresenta un ottimo esempio di trasferimento tecnologico made in Italy.