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In una mappa i beni confiscati alle mafie in Emilia-Romagna

È l'esito di un percorso svolto durante la prima edizione del master Unibo in Gestione e riutilizzo dei beni confiscati alle mafie "Pio La Torre". Dalla mappatura georeferenziata si accede ai singoli beni confiscati, con foto, lavori svolti e decreti di sequestro e di confisca

Giovedì 10 luglio, nella Sala delle Armi della Scuola di Giurisprudenza, è stata presentata la mappatura georeferenziata di tutti i beni confiscati alle mafie in Emilia-Romagna. Il database è l'esito di un percorso svolto durante la prima edizione del master Unibo in Gestione e riutilizzo dei beni confiscati alle mafie "Pio La Torre".

A partire dai dati aggiornati forniti dall'Agenzia nazionale per i beni confiscati alle mafie (ANBSC), la mappatura georeferenziata permette, con un solo click, di accedere alle foto del bene selezionato, ai dati sui lavori che sono stati svolti al suo interno e ai decreti di sequestro e di confisca, necessari per ricostruirne la storia giudiziaria.

"La mappatura - spiega la direttrice del master Stefania Pellegrini - rappresenta un'essenziale strumento di conoscenza del territorio da parte dei cittadini, ma sopratutto da parte degli enti locali e delle associazioni che vogliono iniziare un percorso di riqualificazione del proprio territorio, mediante un progetto di riutilizzo del bene". Non a caso, infatti, oltre che sul sito del master "Pio La Torre", il database interattivo sarà ospitato anche sul sito della Regione Emilia-Romagna.

Il lavoro è stato portato avanti da uno degli studenti del master, Federica Terenzi. "Si tratta di un vero progetto di open data - continua Stefania Pellegrini - che utilizza, però, dati ufficiali elaborati da una professionista, la dott.ssa Federica Terenzi, che, accanto alla sua formazione di base, architetto, ha accostato la formazione di un master specifico sulla gestione e riutilizzo dei beni confiscati. Non si possono infatti trattare questi beni senza conoscere il contesto sociale nel quale sono nati (criminale-mafioso), le dinamiche perverse che li hanno mantenuti in vita e le procedure che, dal sequestro, li hanno portati alla confisca definitiva".


Nella stessa occasione è stato presentato anche lo studio di monitoraggio di uno specifico bene sequestrato in Emilia-Romagna: la Villa di Berceto. Due studentesse del master hanno fatto un'accurata ricostruzione della sua storia: dall'iter giudiziario (sequestro e confisca) al suo riutilizzo attuale. Hanno incontrato l'amministratore giudiziario, il magistrato che ha gestito la procedura, il sindaco e la realtà cooperativa che gestisce ora il bene. "Anche questo lavoro - conclude Stefania Pellegrini - rappresenta uno strumento molto interessante perchè, per la prima volta, viene effettuato un check-up puntuale di una 'storia di riutilizzo' che potrebbe essere utilizzato come guida e come best practise".