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Il Sant'Orsola sperimenta il futuro dell'ecografia

Il sistema di indagine diagnostica basato sugli ultrasuoni è nato qui quarant'anni fa. Oggi se ne sperimenta l’utilizzo anche per evitare biopsie ed esami invasivi e migliorare la cura dei tumori

È nata qui, quarant'anni fa. Ma l’ecografia, grazie alla tecnologia, sta conoscendo una seconda giovinezza. E al Sant’Orsola si stanno sperimentando diverse possibili evoluzioni per l’utilizzo degli ultrasuoni nella diagnostica e nella cura. Un futuro di possibilità su cui si farà il punto oggi nel corso del convegno “40 anni dopo, l’ecografia del domani”, nell’Aula Murri del Policlinico di Sant’Orsola, organizzato da Luigi Bolondi, direttore dell’Unità operativa di Medicina interna, presidente della Scuola di Medicina e chirurgia dell'Università di Bologna e protagonista della storia dell’ecografia a Bologna.

“Il nostro Policlinico - spiega il professor Bolondi - è stato uno dei primi ospedali in Europa a sperimentarne l’uso degli ultrasuoni nella diagnostica clinica. Tutto iniziò quasi per caso quando insieme alle attrezzature richieste per i laboratori una multinazionale giapponese ci inviò il prototipo di un nuovo strumento da testare”. Era il primo ecografo e toccò proprio a Bolondi, allora studente di Medicina, provarlo e studiarlo, fino a redigere la propria tesi di laurea e a portare i primi risultati in congressi nazionali nel 1974.

Il lavoro avviato allora non si è mai fermato. Negli anni ’80 e ’90, così, con l’introduzione della tecnologia della “scala dei grigi” e quindi del Doppler, nonché delle tecniche interventistiche ecoguidate, si è notevolmente ampliata la gamma delle prestazioni. Questa attività ha portato alla creazione del Centro universitario di Ecografia internistica presso il quale si sono formati centinaia di medici provenienti da tutte le parti d’Italia e del mondo. A Bologna è stata fondata la Società Italiana di Ultrasonologia in Medicina e Biologia ed è stato attivato il dottorato di ricerca in Ultrasonologia.

Questo lavoro di ricerca continua ha portato innanzitutto all’utilizzo di strumenti sempre più piccoli e sofisticati. Oggi al Sant’Orsola vengono utilizzati normalmente, in corsia, apparecchi delle dimensioni di uno smartphone che, tra l’altro, hanno ridotto i tempi per un esame da 10 minuti a un minuto. Si è sviluppata l’elastografia che consente oggi di valutare la rigidità dei tessuti interni, permettendo di valutare ad esempio il progredire di alcune patologie al fegato evitando la biopsia o di valutare in tempo reale l’efficacia di un trattamento chemioterapico, valutando se ha prodotto - come dovrebbe - un "ammorbidimento" dei tessuti.

Grazie all’utilizzo di mezzi contrasto con target molecolari l’ecografia è sempre più utile anche nella diagnosi di determinate patologie tumorali: l’apparecchio, infatti, rivela immediatamente la posizione esatta di determinate bollicine di gas non allergizzante che vanno ad "attaccarsi" ai recettori presenti in determinati tumori, evidenziandone così la presenza e i contorni con un’estrema precisione. “In questo campo - spiega ancora Bolondi - la collaborazione tra industria e clinica, tra ingegneri e medici, è fondamentale per la progressione delle conoscenze. La presenza in campo nazionale di una industria biomedicale e di una farmaceutica attive nel settore e che hanno creduto nelle potenzialità del Centro di Bologna è stato uno degli elementi che ha contribuito al grande sviluppo dell’ultrasonologia nel nostro Policlinico”.

40 anni dopo. L'ecografia di domani

13 Ottobre 2014

ore: 14:30

Policlinico S.Orsola-Malpighi, Polo Murri, Aula A (Via Massarenti, 9 - Bologna)

Il Policlinico S.Orsola Malpighi è stata una delle prime strutture ospedaliere in Italia e in Europa a sperimentare l’uso degli ultrasuoni nella diagnostica clinica

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