Il Rettore Francesco Ubertini oggi ha preso parte alla cerimonia per l'addio a Umberto Eco, che si è tenuta a Milano al Castello Sforzesco. Con il suo discorso, il Rettore ha ricordato il grande Maestro, che continuerà a vivere nei tantissimi scritti lasciati in eredità a tutti noi.
“Sono venuto qui a portare l’omaggio dell’Alma Mater e della città di Bologna a questo docente e intellettuale straordinario e l'abbraccio della comunità accademica alla moglie Renate e ai figli Stefano e Carlotta.
Semiologo per antonomasia, filosofo, esperto di mass media, narratore ma soprattutto un grande uomo, la cui scomparsa ci colpisce tutti e ci commuove.
Per noi rappresenta la perdita di un Maestro che ha portato ancora più in alto il prestigio della nostra Università, facendola conoscere in tutto il mondo. All’Alma Mater Umberto è arrivato nel 1972, quasi in punta di piedi; ma poi ha finito per legarsi in maniera indissolubile a questa città e alla sua Università. Professore ordinario di Semiotica generale e straordinario maieuta, ha contribuito a far nascere molte creature accademiche: dal primo corso DAMS al corso di laurea in Scienze della Comunicazione, alla Scuola Superiore di Studi Umanistici di cui era Presidente.
Un Maestro dicevo, e — come hanno detto alcuni suoi allievi — un Maestro non muore mai. È vivo nei tantissimi scritti che ci lascia — quella “memoria vegetale” che ci impegniamo a studiare e a far conoscere ai nostri studenti — nell’opera dei tanti studiosi che si sono formati nel solco del suo insegnamento, nelle generazioni di studenti che si sono accalcati nelle aule per seguire le sue lezioni. Non c’è mai stata un’aula grande a sufficienza per contenerli tutti.
Professore rigoroso e faceto insieme, era in grado di tenere viva l’attenzione dell’uditorio anche sugli argomenti più astrusi. Che parlasse di filosofia o di fumetti, di televisione o di letteratura su alcuni punti tornava con appassionata insistenza: curiosità mai sazia, metodo rigoroso e padronanza dei linguaggi (anche per poterli eventualmente sovvertire). Gli attrezzi di base che ci ha lasciato, indispensabili per affrontare un futuro dai contorni sempre più incerti.
Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo di persona, oltre a esaltarne la fenomenale intelligenza, la cultura enciclopedica e la memoria prodigiosa, ricorda la sua mancanza assoluta di supponenza, il suo grande sense of humor, la capacità di mescolare registri linguistici, la sua idea che il destino della nostra Università non si debba giocare sul piano dei rapporti virtuali, ma su quello delle relazioni reali, in praesentia, tra docenti e studenti, anche fuori dalle aule di lezione.
Dal 2008 l’Alma Mater lo aveva nominato Professore Emerito come riconoscimento per i tanti anni di insegnamento, e nel giugno dello scorso anno gli aveva assegnato il Sigillum Magnum. Lunedì prossimo, 29 febbraio, si terrà la cerimonia inaugurale del 928° anno accademico dell’Alma Mater. Sarà la prima a cui prenderò parte come Rettore. Abbiamo deciso di dedicare un’ampia parte della cerimonia inaugurale alla sua memoria. “Noi siamo la nostra memoria” diceva: il Professor Eco è parte importante della memoria collettiva della comunità accademica che rappresento. Una memoria che coltiveremo con orgoglio e con orgoglio trasmetteremo a chi verrà dopo di noi.”