Senza la Ricerca? UniboMagazine intervista Ludovica De Panfilis
5 PER MILLE UNIBO / Si occupa di bioetica medica e in particolare della relazione medico-paziente nell'ambito delle cure palliative. Studia come formare operatori sanitari per dotarli delle competenze e degli strumenti linguistici utili ad affrontare e gestire tematiche delicate riguardanti il fine vita del paziente
Ciao Ludovica, di cosa ti occupi?
Mi occupo di bioetica medica con particolare riguardo alle tematiche della relazione medico- paziente nell'ambito del fine vita e delle cure palliative. In particolare, studio il modo di implementare la formazione agli operatori sanitari attraverso corsi di formazione che prevedano l'acquisizione di competenze etiche e di strumenti per affrontare e gestire tematiche delicate riguardanti il fine vita. La particolarità della mia ricerca sta nel "portare la bioetica al letto del paziente", nell'ottica di una ricerca traslazionale, e vedere "l'effetto che fa" in termini di miglioramento della qualità della vita delle persone malate.
Quando hai deciso di fare ricerca?
Avevo 8 anni la prima volta che ho pensato che avrei voluto lavorare dentro l'Università: mi sembrava un posto inaccessibile. Ma la prima volta che ho davvero realizzato di voler fare ricerca è stato durante gli anni universitari: studiavo filosofia e pensavo che avrei voluto studiare per sempre!
Cosa ti appassiona di quello che studi?
Il toccare con mano l'utilità e l'importanza del mio lavoro.
Cosa pensi prima di andare a dormire la sera?
Che non c'è una giornata in cui riesco a completare la mia "to do list". E che ho mangiato di nuovo male e dovrei iniziare a cucinare bene!
E quando ti svegli al mattino?
...che posso dire di essere felice e di star facendo quello per cui ho studiato e non capita a tutti, al giorno d'oggi.
Quale scoperta/invenzione pensi possa rivoluzionare il tuo ambito di ricerca nei prossimi cinque anni?
Credo che più che un'invenzione, trattandosi di ambito umanistico, nel mio caso si possa parlare di risultato: credo che se anche l'Italia riuscisse finalmente a dotarsi di una legge sulle Direttive anticipate di trattamento sarebbe un gran risultato, perché non solo migliorerebbe la qualità della vita delle persone, ma finalmente inizierebbe a svilupparsi una cultura sul fine vita che porterebbe benefici a tutti i livelli (pubblico, sanitario, personale...)
Una cosa che hai imparato facendo ricerca.
La capacità di sacrificarsi. L'attenzione e la concentrazione. E l'essere pazienti.
Come sarebbe il mondo senza ricerca?
Sarebbe piatto e grigio, superficiale e noioso... gretto.
Sei un ricercatore "da adottare". Cosa vorresti dire ai tuoi sostenitori?
Che il futuro è nelle mani delle persone volenterose che hanno scelto di dedicarsi alla ricerca nonostante la precarietà, l'insicurezza e le difficoltà che questa scelta comporta.