Mercoledì 31 ottobre, alle 16, nell’Aula Magna della Biblioteca Universitaria di Bologna (Via Zamboni, 35), si svolgerà la cerimonia di conferimento della Laurea Honoris Causa alla memoria degli studenti dell’Università di Bologna caduti durante la Grande Guerra. Dopo i saluti del Rettore Francesco Ubertini, interverranno il Referente scientifico dell’Archivio Storico di Ateneo, prof. Roberto Balzani, e il prof. emerito dell’Università di Bologna Gian Paolo Brizzi.
Già negli anni del dopoguerra, in seguito al decreto luogotenenziale n. 1400 del 1 ottobre 1916, che stabiliva “...i rettori delle università erano autorizzati a conferire, a titolo d’onore, la laurea al nome di quei giovani militari, morti nella presente guerra nazionale…”, sono state consegnate dall’Alma Mater 179 lauree ad honorem, dopo la comunicazione ricevuta dalle famiglie.
L’Archivio Storico di Ateneo ha successivamente condotto ulteriori e approfondite ricerche che hanno portato alla scoperta di altri 47 studenti caduti in guerra di cui le famiglie non avevano inviato alcuna segnalazione.
Dopo l’appello lanciato dall’Ateneo nei mesi scorsi, sedici famiglie superstiti si sono fatte avanti – per gli altri non sono stati trovati eredi, a dimostrazione dello sconvolgimento delle reti parentali operato dalle due colossali catastrofi fra il 1915 e il 1945 - e il 31 ottobre riceveranno il riconoscimento destinato agli studenti dai sogni spezzati dalla guerra.
Un risarcimento che cade a cento anni da Vittorio Veneto, ma che non ha nulla di passatista: in quelle famiglie la vita spezzata dei propri cari fa parte di una memoria tuttora pulsante, attiva. E l’Alma Mater, che ha permesso di registrare, nel passaggio archivistico delle immatricolazioni, almeno un frammento di quelle esistenze, può oggi provare a concludere idealmente percorsi che, allora, non per volontà dei singoli, restarono a livello di mera aspirazione.
La quasi totalità dei caduti universitari fu inquadrata nei ranghi della bassa ufficialità: sottotenenti e tenenti di complemento, destinati a guidare i reparti in linea, di fanti, alpini, o artiglieri. Furono loro la spina dorsale dei corpi e tantissimi, purtroppo, non tornarono. Per questo, la maggioranza dei caduti finì decorata al valor militare: quasi inevitabile, data la naturale sovraesposizione al fuoco nemico che toccò in sorte a questi sfortunati ragazzi.
La lista si apre con il tenente romagnolo Decio Raggi, fresco laureato in Giurisprudenza, che, nel luglio del 1915, sul Podgora, si meritò la prima medaglia d’oro per l’abnegazione con cui condusse i suoi soldati all’assalto, prima di cadere sul bordo di una trincea austriaca. A lui la “Domenica del Corriere” ha dedicato, a distanza di qualche mese, l’onore della copertina a colori di Achille Beltrame.