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Performing Resistance: dialoghi, incontri e seminari digitali per indagare il rapporto tra arti, migrazioni e cittadinanze

Originariamente pensata come Summer School, con l'emergenza coronavirus l'iniziativa si trasforma in un appuntamento online aperto a tutti: studiosi, attivisti, curatori e artisti internazionali avranno l’occasione di confrontarsi ed esplorare le modalità attraverso cui le arti performative possano costruire spazi di resistenza


(Foto: Enrico De Stavola)


Dialoghi, incontri e seminari online con studiosi, curatori e artisti internazionali, gratuiti e aperti a tutti in streaming su Facebook e Youtube: è il ricco programma previsto per Performing Resistance. Dialogues on Arts, Migrations, Inclusive Cities, che si terrà dal 16 al 20 giugno. Organizzato da Emilia Romagna Teatro Fondazione, Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’Università di Bologna e Cantieri Meticci, Performing Resistance si inserisce all’interno del programma della terza edizione di Atlas of Transitions Biennale, il festival dedicato alle migrazioni e realizzato a Bologna nell’ambito del progetto Creative Europe “Atlas of Transitions, New Geographies for a Cross-Cultural Europe”.

Le giornate di Performing Resistance si pongono l’obiettivo di indagare il rapporto tra arti, migrazioni e cittadinanze, riflettendo su come le pratiche performative siano capaci di creare spazi di resistenza, forme di sovversione, narrazioni altre, processi collettivi di riappropriazione e immaginazione dello spazio pubblico; fino a giungere all’attuale situazione di crisi per riflettere criticamente sui confini e la mobilità.

"La forza tifonica della pandemia in pochi mesi – afferma la curatrice artistica Piersandra Di Matteo – ci ha chiamati a vivere trasformazioni radicali. È una mutazione epocale che opera, a tutta prima, una drastica riduzione del reale. Tutto si complica enormemente nel quadro, paradossale, di una contrazione brutale del tempo e dello spazio in cui viviamo. Se i nostri corpi sono stati frenati dal lockdown e dall’incertezza che tiene in scacco il campo del possibile, disinnescati dal confinamento coatto, intorpiditi dalla colpevolizzazione individualizzata, una tonalità emotiva fondamentale caratterizza questi giorni: è un desiderio dei corpi, uno stato affettivo che non investe soltanto i corpi umani ma ogni corpo, animale, vegetale, minerale, qualsivoglia porzione di materia. È un voler essere irrimediabilmente un corpo – tra – corpi. In relazione".

Performing Resistance è la riconfigurazione di una Summer School Internazionale che, prima della crisi coronavirus, doveva rivolgersi a 30 partecipanti selezionati attraverso un bando pubblico. La risposta e l’interesse riscontrato sono stati straordinari: più di 130 persone, da Cuba all’Afghanistan, dal Brasile al Messico, hanno sottoposto la propria candidatura. L’attuale situazione ha però spinto il gruppo di lavoro, guidato da Pierluigi Musarò (Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’Università di Bologna) a invertire il piano e quindi a riformularne una dimensione online.

"Una proposta di alto valore politico, aperta e inclusiva, come tutta la conoscenza dovrebbe essere", afferma il professor Musarò. "Un programma che punta oltre i confini dell’emergenza, da quella del nemico invisibile da poco sbarcato in Europa a quella più cronica e spettacolarizzata che migranti e richiedenti asilo vivono sulla loro pelle. Perché l’emergenza sanitaria passerà, e probabilmente non sarà l’ultima. Lascerà molte vittime sul campo, per le quali occorre nutrire profondo rispetto. Ma starà a chi resta il compito di rimboccarsi le maniche e re-immaginare il lavoro da fare. In primis inventando narrative diverse per definire quel che è accaduto, sperimentando schemi e discorsi capaci di aprire nuove possibilità di solidarietà e giustizia sociale, senza più ignorare un comune destino di vulnerabilità. Un destino, volenti o nolenti, senza frontiere".

Da queste premesse nasce Performing Resistance. Dialogues on Arts, Migrations, Inclusive Cities: iniziativa curata collegialmente da Piersandra Di Matteo, Pietro Floridia, Melissa Moralli e Pierluigi Musarò. Studiosi, attivisti, curatori e artisti internazionali avranno l’occasione di confrontarsi ed esplorare le modalità attraverso cui le arti performative possano costruire spazi di resistenza, dando vita ad azioni capaci di declinare altre visioni delle e nelle città contemporanee, promuovendo processi collettivi di partecipazione, riappropriazione e immaginazione dello spazio pubblico. Tutto in un palinsesto di incontri che sarà possibile seguire via streaming: per partecipare basterà accedere alle pagine Facebook e Youtube di Atlas of Transitions nel giorno e nell’ora indicati nel calendario visitabile sul sito di Emilia Romagna Teatro Fondazione.

Il programma è composto da due lezioni al giorno in inglese, più una lezione organizzata da uno dei partner internazionali di Atlas of Transitions (Théâtre de Liège, Powszechny Theatre di Varsavia, Le Channel di Calais con l’Università di Lille e Tjeter Vizion di Elbasan, Albania) in una lingua europea: un modo per abbracciare la ricchezza culturale e creativa del network che ha dato vita al progetto. Ogni incontro, della durata di un’ora, sarà caratterizzato da uno spazio dedicato al pubblico di ascoltatori, che potrà partecipare con domande e commenti.