La disciplina semiotica perde una delle sue menti più brillanti e vivaci: è scomparso, ieri a Rimini, il prof. Paolo Fabbri, semiologo e studioso di fama internazionale.
All’Alma Mater il prof. Fabbri ha esercitato il suo magistero dal 1977 al 2003: ha insegnato in fasi successive “Semiotica” e “Semiotica delle arti” ed è stato presidente del corso di laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo - DAMS..
Da Bologna ha intrattenuto fruttuosi rapporti con Parigi, permettendo alla koiné semiotica che gravitava intorno a Umberto Eco di essere informata sui fermenti più avanzati che la disciplina stava mettendo a segno. L’avventura intellettuale di Fabbri inizia infatti nella capitale francese: nel 1965 frequenta i corsi di Roland Barthes, Lucien Goldmann, Algirdas-Julien Greimas, Claude Levi-Strauss. Ed è a Parigi che conosce la semiotica strutturalista, che lo vedrà in breve tempo diventare collaboratore del semiologo lituano Greimas: un incontro che lo segna in maniera indelebile.
La semiotica, per un interprete internazionale come Paolo Fabbri, è una disciplina a vocazione scientifica, dove il metodo permette la descrizione che, a sua volta, porta ad affinare la “cassetta degli attrezzi” del metodo stesso. Come spesso affermava, è una disciplina “interstiziale”, capace di produrre organizzazioni concettuali che trovano in altre discipline (antropologia, sociologia, storia dell’arte, psicologia, etc.) fonti di concetti riorganizzabili come modelli e riapplicabili con nuovi criteri alle scienze umane.
In questo ambito ha incontrato figure importanti, come Lotman, Benveniste, Deleuze, Damisch, Barthes, Geninasca, Jakobson, Saussure, Ricœur, Lévi-Strauss, Hjelmslev, Foucault, Thom, Lyotard, Baudrillard, Latour, Jullien, Marin, Schapiro, ect., con le quali ha intrattenuto un dialogo fecondo andando a costruire, attraverso la voce di altre discipline, una genealogia del sapere semiotico. L’insegnamento per Paolo Fabbri è stata una delle forme indispensabili del suo vivere. Come ha scritto: “Il maestro non è qualcuno che educa, o che informa, ma semmai uno con il quale, accanto al quale e grazie al quale poter proseguire nella ricerca: non tanto insegnare a farla ma percorrere insieme, se pure con ruoli differenziati, le medesime direzioni di lavoro”.
Tra i suoi libri, tradotti in molte lingue: La svolta semiotica (Laterza, 1997), Elogio di Babele (Meltemi, 2000), L’efficacia semiotica (Mimesis, 2017), Vedere ad arte. Iconico e icastico (Mimesis, 2020).