Parte una nuova rassegna online, «Parole per noi». Da domenica 29 marzo, ogni giorno alle 12 sui social dell'Università di Bologna per ascoltare, attraverso grandi artisti del cinema e del teatro, le voci pensatori e poeti classici che parlano al nostro presente.
L'iniziativa, ideata dal Centro Studi “La permanenza del Classico, diretto da Ivano Dionigi, e coordinata dallo stesso Dionigi e da Federico Condello, vede il coinvolgimento di artisti come Marco Baliani, Sonia Bergamasco, Anna Bonaiuto, Elena Bucci, Monica Guerritore, Sandro Lombardi, Laura Marinoni, Ermanna Montanari, Umberto Orsini, Massimo Popolizio, Elisabetta Pozzi, Stefano Randisi, Giulio Scarpati, Toni Servillo, Marco Sgrosso, Enzo Vetrano.
Su Facebook, Instagram, Youtube, ogni giorno alle 12, sarà possibile ascoltare le parole di antichi maestri: pochi minuti quotidiani per scoprire ancora una volta, attraverso i classici, quanto siano attuali e intatte le voci del passato.
Il calendario delle letture sarà inaugurato da Toni Servillo domenica 29 marzo.
“L’emergenza Coronavirus – afferma il Rettore dell’Università di Bologna Francesco Ubertini - ha richiesto al nostro ateneo una reazione forte e impegnativa. Penso in primis alla didattica, che con un grande atto politico collettivo abbiamo in pochissimi giorni portato dalle aule fisiche a quelle virtuali. Ci siamo scoperti, se possibile ancora di più, comunità. Stiamo facendo didattica, lavoriamo, ci parliamo, ci confrontiamo anche se attraverso mezzi di comunicazione a distanza. Il difficile momento che stiamo affrontando ci invita però anche a un’ulteriore riflessione. L’Università ha un compito in più oltre quello di rafforzare il senso di comunità dentro quest’arena virtuale. A noi viene chiesto di cercare di colmare il senso di vuoto, di spaesamento nel ritrovarci in questo isolamento forzato. Dobbiamo farlo mettendo a disposizione le nostre risorse, i nostri saperi. Questo è lo spirito che ha animato il prof. Ivano Dionigi, i docenti e ricercatori del Centro Studi la Permanenza del Classico. Con la loro iniziativa hanno pensato di chiamare a raccolta alcuni dei più affezionati che negli ultimi 18 anni sono stati ospiti delle le serate in Santa Lucia proponendo di leggere alcuni brani. Momenti di riflessione, consegnati alle parole e ai volti di questi amici dell’Alma Mater per affidare alla parola una pausa di meditazione che attraverso i testi del passato proietti al futuro. «I classici allungano la vita» diceva Umberto Eco. Questo è vero oggi a maggior ragione. Ma se riflettiamo sarà ancora più vero allorquando, una volta usciti da questa situazione, dovremo trovare i riferimenti su cui reimpostare le nostre esistenze”.
“Come risvegliati all’improvviso in un mondo sconosciuto, - spiega il prof. Ivano Dionigi Direttore del Centro Studi «La permanenza del classico» - ci sentiamo smarriti e impotenti, con un grande bisogno di capire cosa sta accadendo attorno a noi e dentro di noi. A fronte delle nostre parole, che rischiano di suonare inadeguate, abbiamo pensato di ricorrere ancora una volta alle parole di coloro - i classici - che hanno scritto per noi e di noi. Anche se loro risposte ci appaiono superate, le loro domande rimangono intatte, attuali, urgenti: silenzio e ascolto, cura e amicizia, lontananza e prossimità, vita e limite, cadute e speranza.
Come un filosofo dell’antichità, siamo convinti che la parola, anche quella umana, «compie azioni divine: essa può spegnere la paura, eliminare la sofferenza, alimentare la gioia, accrescere la compassione».
Ed ecco allora le voci di Omero e Virgilio, Eschilo e Platone, Sofocle e Aristotele, Seneca e Agostino, Lucrezio e Marco Aurelio: maestri di pensiero lungo, interpretati da protagonisti del teatro e del cinema. Sono artisti che, ormai da quasi un ventennio, con fedeltà e generosità accompagnano e nobilitano le iniziative del Centro Studi «La permanenza del classico» durante i giovedì di maggio nell’Aula Magna di Santa Lucia.
Con quegli autori e questi artisti abbiamo in questi anni creato una riflessione collettiva, che ora vogliamo prolungare e allargare: alla ricerca di quelle parole che, resistendo al tempo e alle mode, aiutano a nominare la solitudine e il dolore, ma anche ad alimentare una nuova speranza”.