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Home Innovazione e ricerca Umani e bertucce convivevano a Notarchirico, in Basilicata, 700.000 anni fa

Umani e bertucce convivevano a Notarchirico, in Basilicata, 700.000 anni fa

La coesistenza tra le due specie nel sito archeo-paleontologico offre nuove informazioni sulle condizioni climatiche e sull’ambiente nel quale vivevano i gruppi umani durante il Pleistocene Medio in Italia meridionale


Un gruppo italo-francese di studiosi ha documentato per la prima volta la coesistenza, quasi 700.000 anni fa, di esseri umani e Macaca sylvanus – la specie di primati comunemente nota come bertuccia – nel sito archeo-paleontologico di Notarchirico, nei pressi di Venosa, in Basilicata. I risultati dello studio – pubblicati sul Journal of Human Evolution – offrono nuove informazioni sulle condizioni climatiche e sull’ambiente nel quale vivevano i gruppi umani durante il Pleistocene Medio in Italia meridionale.

"Sappiamo che le bertucce sono vissute in Europa durante il Pleistocene per più di un milione di anni insieme ad antiche specie umane, per poi scomparire dal continente prima dell’arrivo dell’Homo sapiens", spiega Antonio Curci, professore al Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna, tra gli autori dello studio. "Sono però molto poche le località europee nelle quali è documentata una convivenza tra Macaca sylvanus e umani: questa scoperta offre quindi interessanti interrogativi sulle possibili interazioni avvenute anticamente tra queste due specie".

Noto a partire dagli anni ’80, il sito di Notarchirico ha restituito nel corso dei decenni numerosi ritrovamenti archeologici e paleontologici. Le ultime campagne di scavo, partite nel 2016, hanno permesso in particolare di approfondire testimonianze risalenti ad un periodo compreso tra 695.000 e 670.000 anni fa. Tra queste ci sono manufatti in pietra riconducibili alla cultura acheuleana – diffusa in Europa a partire dalla fine del Pleistocene Inferiore – ma anche diversi resti fossili di vertebrati. Questi indizi, notano gli studiosi, suggeriscono che l’ambiente circostante doveva essere caratterizzato da un clima caldo, con spazi aperti e specchi d’acqua dove vivevano grandi mammiferi come elefanti, ippopotami, bisonti e cervi.

Ora, un nuovo ritrovamento fossile ha permesso di documentare nel sito anche la presenza della specie di primati Macaca sylvanus. Le bertucce, oggi diffuse in Nordafrica e a Gibilterra, durate il Pleistocene erano infatti presenti anche in Europa, in particolare nell’area mediterranea. Quella del sito di Notarchirico è la testimonianza fossile più meridionale e più orientale della loro presenza in Italia finora rinvenuta.

La scoperta apre interessanti interrogativi sulla possibile convivenza tra questi primati e i gruppi umani. I macachi – il genere a cui appartiene la bertuccia – sono infatti scomparsi dal continente europeo all’inizio del Tardo Pleistocene (circa 130.000 anni fa), insieme ad alcuni grandi mammiferi come elefanti, ippopotami e rinoceronti. Il fenomeno potrebbe essere dovuto all’abbassamento delle temperature durante l’ultima era glaciale, che ha portato ad una riduzione delle foreste e a cambiamenti nella vegetazione. Ma un altro possibile fattore è la presenza dell’uomo, che potrebbe aver prevalso in presenza di risorse scarse.

Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Human Evolution con il titolo “Macaca ulna from new excavations at the Notarchirico Acheulean site (Middle Pleistocene, Venosa, southern Italy)”. Hanno partecipato: Raffaele Sardella, Beniamino Mecozzi e Alessio Iannucci della Sapienza Università di Roma, Camille Daujeard e Marie-Helénè Moncel del Museo nazionale di Storia Naturale di Parigi, e Antonio Curci del Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna.