Il progetto dell’Emilia-Romagna, presentato dall'Università di Bologna, ha ottenuto il punteggio più alto e quindi il primo posto nella graduatoria nazionale nel bando per gli ecosistemi dell’innovazione nell’ambito del PNRR. Un risultato che mette il progetto nelle condizioni di fare arrivare nel territorio oltre 100 milioni di euro: risorse con cui sostenere la transizione ecologica del sistema economico e sociale regionale.
I finanziamenti andranno a favore di centri di ricerca e imprese, per un trasferimento di conoscenze che contribuisca nei prossimi anni alla riconversione dei processi produttivi, alla creazione di buona occupazione, all’ammodernamento dei servizi dedicati alla salute, a nuovi tempi di vita, a una pubblica amministrazione più efficiente e ad azioni più efficaci per la tutela dell’ambiente.
"È un ottimo risultato che ci riempie di soddisfazione e - soprattutto - ci sprona a fare sempre meglio", afferma il Rettore dell’Università di Bologna Giovanni Molari. "Ci attendono altre grandi opportunità che dovremo cogliere e mettere a frutto per il bene collettivo. Come Rettore dell’Ateneo capofila del progetto sono particolarmente fiero, ed esprimo la mia riconoscenza a tutti i colleghi che, con il loro impegno, ci permettono di raggiungere così alti livelli di qualità scientifica. Come ho detto in più occasioni, l’Alma Mater è un Ateneo che sa competere e vincere. Ma è anche un Ateneo che sa e vuole collaborare, fare rete, creare sinergie con gli altri Atenei e Centri di Ricerca, con le imprese e con tutte le realtà del territorio regionale. Questa sarà la cifra dei prossimi anni, per obiettivi comuni di crescita scientifica e sociale, nel rispetto dei rispettivi ruoli di tutti gli attori coinvolti".
Il progetto coinvolgerà oltre 750 persone nella realizzazione delle attività previste, di cui circa 300 ricercatrici e ricercatori. Presentato dall’Università di Bologna come soggetto proponente, è il risultato di un grande lavoro di squadra che ha visto insieme l’intera rete degli Atenei regionali – l’Università di Ferrara, l’Università di Modena e Reggio Emilia, l’Università di Parma, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Politecnico di Milano sedi di Piacenza – e il CNR, con ENEA e INFN (Istituto nazionale di fisica nucleare), e il coordinamento della Regione attraverso ART-ER, la società consortile regionale per la crescita sostenibile, l’innovazione e l’attrattività.
L’ampio partenariato coinvolto mette a sistema le competenze e le infrastrutture tecnologiche dell’Emilia-Romagna Data Valley (Big Data, supercomputer e capacità di supercalcolo), attraverso la Rete regionale Alta Tecnologia, i Tecnopoli come asset fondamentali per la transizione ecologica.
Con un voto totale di 125 punti, il progetto – Ecosistema per la transizione sostenibile in Emilia-Romagna – ha ottenuto il primo posto nella graduatoria del bando PNRR del Ministero dell'Università e della Ricerca dedicato agli ecosistemi dell'innovazione. Passerà ora alla fase due, che prevede un investimento totale del dicastero di 1,3 miliardi di euro. Con questo ulteriore grande progetto, incentrato su tutta la Rete delle Università regionali e ai Centri di Ricerca, l’Emilia-Romagna si mette sempre di più nelle condizioni di guardare a un futuro sostenibile insieme a tutta la filiera produttiva, alle imprese e al mondo del lavoro.
COME SARANNO UTILIZZATE LE RISORSE
Le risorse permetteranno l’avvio di un imponente programma regionale di trasferimento di tecnologie e conoscenza dal mondo dell’Università e della Ricerca a quello produttivo, in tutti gli ambiti della sostenibilità, entro il 2025.
Riguarderà materiali avanzati e sostenibili, manifattura green, sistemi e componenti per la conversione e l'utilizzo di energia da fonti rinnovabili, mobilità intelligente, soluzioni abitative ed energetiche per una società carbon free, economia circolare e blu economy, analisi dati e supercalcolo per favorire la transizione ecologica.
Oltre all'attività di ricerca industriale, il progetto include la formazione di studenti, ricercatori e dottorati, azioni di trasferimento tecnologico, open innovation, azioni di supporto alla nascita e allo sviluppo start up e spin off.
QUALI SONO LE AZIONI PREVISTE
Sono previste dal progetto presentato oltre 750 figure professionali coinvolte nella realizzazione di queste attività, di cui quasi 300 tra donne e giovani che hanno conseguito il dottorato di ricerca. In particolare, saranno attivati programmi di laurea professionalizzanti, borse di studio post-doc, stage curriculari ed extra-curriculari sui temi della transizione ecologica. E ancora, attraverso un’attività di scouting permanente all’interno delle Università, saranno intercettate idee innovative, soprattutto dal punto di vista tecnologico, da supportare con formazione, consulenza e coaching per validare la fattibilità dell’idea di impresa anche da parte di piccole e medie imprese.
Il programma sosterrà la crescita di aziende e spin off costituiti attraverso azione di mentoring, servizi di formazione e internazionalizzazione e la creazione di percorsi e servizi specifici. Sono previste, inoltre, attività per favorire l’incontro tra laboratori e istituti di ricerca sulla base delle esigenze tecnologiche delle piccole e medie imprese: l’Open Innovation Scouting che supporta la ricerca di soluzioni e tecnologie all’interno del sistema della ricerca regionale per le aziende e il programma internazionale di Open Innovation con la ricerca di soluzioni tecnologiche a livello nazionale e internazionale sempre le aziende regionali. Infine, è prevista anche un'attività che coinvolga i cittadini, la società civile e la pubblica amministrazione nei processi di ricerca e innovazione, sia come destinatari degli interventi che come soggetti in grado di supportare la definizione delle priorità di ricerca per i singoli territori.
Il progetto intende supportare la transizione ecologica del sistema economico e sociale regionale attraverso un processo che coinvolga trasversalmente tutti i settori, le tecnologie e le competenze coniugando transizione digitale e sostenibilità con il lavoro e il benessere delle persone e la difesa dell’ambiente in coerenza con gli obiettivi del Patto per il Lavoro e per il Clima, ed integrandosi con programmazioni regionali, nazionali ed europee.