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Ricercatrice Unibo vince un grant della Sarcoma Foundation of America

Il prestigioso riconoscimento, del valore di 50.000 dollari, permetterà a Gloria Ravegnini di portare avanti presso il Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Alma Mater, un progetto di ricerca per individuare nuove terapie per il leiomiosarcoma

Gloria Ravegnini, ricercatrice a tempo determinato di tipo A, presso il Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna, ha vinto un grant assegnato dalla Sarcoma Foundation of America, l’unico arrivato in Italia tra quelli dell’edizione 2022. Il prestigioso riconoscimento, del valore di 50.000 dollari, permetterà di portare avanti un progetto di ricerca per lo sviluppo di nuove opzioni terapeutiche per il leiomiosarcoma, patologia per la quale ancora oggi non è stata identificata una terapia mirata, dato che è scarsa la risposta ai regimi chemioterapici standard.

Il grant permetterà alla ricercatrice, già vincitrice del premio L’Oreal-Unesco nel 2018, di studiare il ruolo funzionale di key player nei sistemi di riparazione del DNA, ambito ancora largamente inesplorato nel leiomiosarcoma, un ostacolo allo sviluppo di terapie mirate alla riparazione del DNA. Il progetto, appena avviato, sarà sviluppato presso il Laboratorio di Tossicologia Predittiva & Farmacogenomica Unibo, coordinato dalle docenti Patrizia Hrelia e Sabrina Angelini.

Dati preliminari ottenuti da Gloria Ravegnini, durante il soggiorno presso il Brigham and Women’s Hospital (Harvard Medical School, Boston), grazie al supporto di una Fulbright Research Scholarship ), evidenziano il coinvolgimento di geni della riparazione del DNA nello sviluppo e progressione del leiomiosarcoma. Pertanto, l’obiettivo del progetto di ricerca è fornire una comprensione meccanicistica del ruolo dei sistemi di riparazione del DNA nel leiomiosarcoma, al fine di sviluppare un nuovo approccio terapeutico, traslabile in trial clinici e allo sviluppo di cure efficaci.

Se i risultati portassero a definire l’efficacia di una o più molecole, queste potrebbero essere di interesse per l’impiego in trial clinici. Inoltre i risultati ottenuti, se confermati, potrebbero costituire la base per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici per patologie che alla base presentano i medesimi difetti nei sistemi di riparazione del DNA.