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Nasce il Gruppo di Lavoro Open Science dell’Università di Bologna

Supporterà l’Ateneo nella definizione di politiche e attività strategiche per lo sviluppo della scienza aperta e la valorizzazione dei dati della ricerca, promuovendo iniziative come il nuovo progetto "Data Steward@Unibo"


È stato costituito il Gruppo di Lavoro Open Science (GLOS) dell'Università di Bologna: un nuovo strumento con cui l'Alma Mater punta a promuovere l’accesso aperto ai risultati di ricerca (Open Access), a facilitare una corretta gestione dei dati, e a rendere sempre più efficace il coinvolgimento della società nell’attività di ricerca, in linea con le priorità del piano strategico di Ateneo 2022-2027.

Coordinato dalla professoressa Francesca Masini, Delegata per la scienza aperta e i dati della ricerca, il GLOS è composto da docenti esperti in Open Science e da tecnici-amministrativi, funzionali allo sviluppo di servizi a supporto della Scienza Aperta in linea con gli obiettivi di sviluppo strategico sul tema (Aree dell’Innovazione, Ricerca, Patrimonio Culturale e Sistema Bibliotecario di Ateneo, Pianificazione Programmazione e Comunicazione e Sistemi e Servizi Informatici).

"La costituzione del GLOS – promossa dal Prorettore per la Ricerca in raccordo con la Prorettrice per la Trasformazione Digitale, la Delegata per il Patrimonio Culturale e la Delegata per l’Impegno Pubblico – è un segno tangibile dell’attenzione che la governance intende porre allo sviluppo di una cultura della Scienza Aperta in Ateneo", dice Francesca Masini. "Un ruolo chiave per l’attuazione degli obiettivi che ci siamo prefissati sarà ricoperto dai referenti per l'Open Science presso i Dipartimenti, che ci aiuteranno a intercettare le esigenze specifiche delle diverse aree disciplinari e a promuovere presso le loro strutture le azioni che metteremo in campo".

Il GLOS supporterà l’Ateneo nella definizione di politiche e attività strategiche per favorire la Scienza Aperta a tutto tondo e favorirà l'implementazione delle azioni in questo campo che saranno individuate dal presidio politico. Per questo, sarà attivo non solo nel supporto alla comunità dell'Alma Mater per i temi dell'Open Science, ma anche nel monitoraggio costante delle azioni promosse da network nazionali (come ICDI - Italian Computing and Data Infrastructure) e internazionali (come EOSC - European Open Science Cloud) di cui l'Università di Bologna fa parte.

Proprio presso ICDI, nell’ambito della rassegna Open Science Café, è stato appena presentato dalla professoressa Masini il progetto "Data Steward@Unibo", che sperimenta una possibile via per supportare i ricercatori nella gestione corretta dei dati della ricerca e per rafforzare la consapevolezza dell’importanza di queste buone pratiche. Il primo passo è stato dotarsi di professionisti, "data steward", esperti in diversi ambiti disciplinari, con esperienza nella gestione FAIR (Findable, Accessible, Interoperable, Reusable) dei dati e nelle tematiche di Open Science.

L'incontro è stata un'occasione per condividere a livello nazionale gli obiettivi e le azioni del progetto "Data Steward@Unibo" (che costituisce il primo tentativo in Italia di istituire questa figura in una università), presentare i primi risultati e le prospettive future, e per lanciare una rilevazione promossa da ICDI e dal progetto Skills4EOSC in collaborazione proprio con l’Università di Bologna: la rilevazione è finalizzata a mappare la presenza di figure professionali per la gestione dei dati nelle istituzioni di ricerca italiane allo scopo di creare una rete. La partecipazione è aperta a tutti gli interessati fino al 31 maggio 2023.

L’iniziativa "Data Steward@Unibo" va ad arricchire un percorso che l’Università di Bologna ha avviato da tempo con l’obiettivo di rafforzare le strategie di gestione dei dati, a partire da AMSActa, il repository istituzionale che consente il deposito a lungo termine dei dati di ricerca. Lato formazione, nell’ambito della rassegna HorizonEurope@Unibo, si è tenuto il 4 aprile un incontro su “Open Science in Horizon Europe: istruzioni per l’uso” e sono tre i nuovi incontri in programma per la comunità di ricerca dell’Alma Mater, dedicati proprio alla gestione e conservazione dei dati, alle implicazioni etiche e di privacy e alla salvaguardia della proprietà intellettuale.